Una tavola rotonda per scoprire i diversi aspetti del possesso delle opere d’arte, non solo privato ma anche bancario. È questo l’obiettivo del ciclo di incontri “Il collezionismo delle opere d’arte”, promosso congiuntamente dalle facoltà di Economia, di Lettere e filosofia e dal dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’arte. “Il possesso delle opere d’arte” questo il titolo del primo incontro che è stato coordinato dal professor Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea.
Come nasce una collezione d’arte? A spiegarlo è la storica dell’arte Marina Mojana. «Ogni collezione ha una storia a sé, è l’espressione della seduzione dell’opera d’arte sul collezionista e del collezionista sul pubblico con cui se ne vanta». Non solo, una collezione può anche essere un progetto di ricerca, di raccolta di elementi per il futuro. «In latino “collezionare” significa proprio “raccogliere”» prosegue Mojana. «Ci vuole tempo come per il raccolto dei campi: ogni collezione vuole tempo per crescere e diventare importante. Il mondo dell’arte ha una ciclicità e chi conosce bene la storia delle diverse forme riesce a riconoscere l’epoca in cui una collezione si è formata. Con il tempo cambiano i gusti e passano le mode e gli stessi collezionisti dismettono alcune opere per acquistarne nuove».
Una collezione può crescere non solo per l’attrazione emotiva che suscita l’opera d’arte ma anche per un progetto studiato, un percorso ben preciso intrapreso dal collezionista: una generazione di artisti, un genere o un soggetto ben preciso. «Esistono poi anche collezioni che decidono di essere un faro che guida le tendenze del futuro» spiega ancora Marina Mojana, che prosegue: «Molti investono sui giovani o su movimenti nascenti, scommettendo sul loro successo». Ci sono poi collezioni controcorrente, che vanno in senso opposto a quello che è il gusto del tempo e raccogliendo artisti spesso sconosciuti sul momento ma che in seguito vengono rivalutati. Infine, collezioni iniziate per via indiretta, frutto di eredità che sono ampliate e aggiornate. Conclude Mojani: «Una collezione può essere anche il percorso di una vita, è l’espressione di chi siamo e può aiutarci a conoscere chi siamo e interpretare il futuro».
Non solo, oggi il collezionismo di opere d’arte ha cambiato anche l’approccio che le banche hanno con esso. Pietro Ripa, private banker, spiega: «In Italia la tradizione degli investimenti è sempre stata incentrata sui beni immobiliari. Oggi però è entrata in gioco una clientela più sofisticata, che investe molto nei cosiddetti “beni di passione” come gioielli, la barche e opere d’arte, con investimenti molto significativi. E le banche, per accattivarsi questa tipologia di clientela, devono adeguarsi agli standard dei nuovi investitori colti e finanziariamente molto forti. Non più quindi solo consulenza finanziaria: oggi le banche si stanno sempre di più specializzando con nuove professionalità che consigliano all’investitore come valorizzare e gestire la propria collezione d’arte».
L’arte come passione e come investimento. Proprio per questo è centrale la questione delle valutazioni. È il consulente di opere d’arte Roeland Kollewijn a riassumere l’intricata questione. «Purtroppo la valutazione dell’opera d’arte è spesso fatta a spanne, senza parametri precisi, con giudizi falsati che tendenzialmente sovrastimano il valore reale dell’oggetto. Fino a qualche anno fa anche le polizze assicurative erano di importi maggiori rispetto al valore effettivo dell’opera, tutti ne erano consapevoli ma nessuno sapeva porvi rimedio. Purtroppo la valutazione dell’arte non è un lavoro matematico, è molto soggettiva e influenzata da diversi criteri. Per questo oggi sono stati stabiliti canoni e regole più precisi per avvicinare le valutazioni degli esperti il più possibile a standard valoriali condivisi. È importante chiedere ed esigere valutazioni minuziose ma molto dipende molto da chi la commissiona. Tutt’oggi non c’è uniformità nei criteri valutativi e quindi il rischio di scarsa credibilità delle opinioni valoriali da parte di chi redige le valutazioni è concreto». Conclude Kollewijn: «I mercati d’acquisto e le mode influenzano notevolmente i valori delle opere d’arte: il mercato nazionale ha dinamiche e logiche ben diverse da quello internazionale e così anche le tradizioni e la cultura di un Paese».
Prossimo appuntamento il 30 marzo.