“La Cyber Security in Europa, nell’attuale scenario geopolitico”. È questo il titolo dell’intervento che l’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Affari Esteri del Governo italiano, ha tenuto a Roma in occasione dell’Open Evening dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (ALTEMS), giovedì 19 ottobre al centro Congressi Europa.
I lavori sono stati aperti dal Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, professor Franco Anelli, e introdotti dal Direttore di ALTEMS, professor Americo Cicchetti.
L’Open Evening, evento annuale di presentazione dell’offerta formativa dell’Alta Scuola, è stato quest’anno l’occasione per affrontare il tema della particolare applicazione dei sistemi informativi al campo sanitario, nel quale la sicurezza informatica, la “cyber-security”, assume un significato ed una valenza particolare, riguardando non solo la robustezza della infrastruttura tecnologica contro attacchi esterni, ma anche tutti quegli aspetti di natura organizzativa, informativa e funzionale necessari per garantire al sistema informativo quelle caratteristiche di sicurezza necessarie per rispondere alle normative e per prevenire i rischi per l’azienda e per il paziente.
“Il rapporto dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica (CLUSIT) indica che nello scorso anno il settore sanitario è stato uno dei più colpiti da attacchi informatici dall’esterno, con circa 60 casi pari ad un incremento del 144% rispetto al 2015, con finalità principalmente estorsive e di accesso a dati riservati – spiega il professor Americo Cicchetti, direttore di ALTEMS – Un’indagine condotta nel 2017 dal Laboratorio sui Sistemi Informativi Sanitari dell’Altems ha evidenziato come solo il 37% delle aziende sanitarie italiane preveda una funzione organizzativa deputata alla sicurezza del sistema informativo. Solo il 43% dispone di una configurazione di “disaster recovery” e meno del 35% adotta meccanismi integrati per l’identificazione e l’autorizzazione degli utenti. Meno del 50%, poi, impiega soluzioni tecnologiche (es. braccialetto) per l’identificazione automatica e sicura del paziente. Questo approccio, già di per sé valido all’interno delle singole aziende sanitarie, diventa ancora di più essenziale nello scenario evolutivo del sistema sanitario nel suo complesso, che si orienta sempre più verso modelli assistenziali distribuiti sul territorio, in cui è indispensabile permettere a molteplici diversi attori di condividere informazioni e collaborare nel percorso di cura del paziente”.