di Enrico Reggiani *
La sua esperienza di scrittrice, il suo respiro narrativo, le storie che racconta, i personaggi che le popolano spesso “si dischiudono organicamente” incrociando “punti di vista diversi”: come capita a tanti altri scrittori, davanti al suo lavoro le capita di “non esserne mai completamente soddisfatta”, ma decide sempre di “lasciare che il bambino prenda la sua strada”, con una metafora materna assai significativa che dice molto del suo rapporto con il testo che nasce tra le sue mani.
È questo che pensa del suo lavoro Catherine Dunne, “la scrittrice irlandese che piace agli italiani”. Anzi, che piace talmente agli italiani che, come scrisse Donata Righetti sul Corriere della Sera nel 1999, “il suo romanzo d' esordio, La metà di niente, […] è stato un inaspettato successo nel nostro Paese, dove ha venduto settantamilamila copie, mentre in Inghilterra e in Irlanda non ha superato in totale le ventimila”. Ora, una dopo l’altra, si dice che le copie divorate dai suoi appassionati lettori abbiano raggiunto quota un milione e mezzo!
Catherine Dunne ha proposto le riflessioni con cui hanno preso il via queste scarne note ai suoi devoti cultori durante un’interessante e suggestiva apparizione milanese presso lo Spazio Krizia il 10 giugno 2010: una delle tante a Milano, una delle moltissime in Italia dal 1998, anno in cui la casa editrice Guanda avviò la prima delle numerose traduzioni italiane dei suoi romanzi, costantemente accolti da un grande successo di pubblico e da frequenti attribuzioni di riconoscimenti della critica. Tra questi ultimi, solo per citare qualche esempio più significativo di altri, il Premio Selezione Bancarella del 1999; quello alla carriera assegnatole nell’ambito del Premio letterario Città di Vigevano del 2006; il Premio letterario Giovanni Boccaccio nel 2013.
Per Catherine Dunne, il nostro Paese, la sua cultura letteraria, la sua esperienza storica e artistico-musicale costituiscono fonte ispiratrice, linfa vitale, patrimonio di risorse narrative. Emblematiche, in questo senso le parole da lei dedicate a un interlocutore necessario, privilegiato e insostituibile come Claudio Magris: maestro di “ un’epica più moderna”, padre del “magnifico Danubio […], in cui un viaggio fisico di scoperta sulle più maestose tra le acque diviene un viaggio nella storia, nella filosofia, nella società e, in ultima analisi, nel sé” (Letterature, Festival Internazionale di Roma, Basilica di Massenzio, 2007).
Vista questa sua consuetudine con l’Italia, non deve dunque sorprendere di ritrovarla nella sede milanese dell’Università Cattolica lunedì 23 novembre alle ore 17.30 in aula Negri da Oleggio. Né deve sorprendere il suo ruolo di levatrice di un volume, pubblicato da Guanda, che conferma e alimenta la vitalità dei rapporti letterari italo-irlandesi: Tra una vita e l’altra raccoglie, infatti, 15 giovani scrittori tra il Bel Paese e l’Isola di Smeraldo, poeti e narratori, con un’introduzione a quattro mani di Catherine Dunne e della giornalista e scrittrice Federica Sgaggio.
* docente di Lingua e Letteratura inglese alla facoltà di Scienze linguistiche