Divisa tra il fascino dei voluminosi depositi di libri e l’innovativa rivoluzione del web e del digitale, la biblioteca di oggi vive la dicotomia tra la continuità del cartaceo e le trasformazioni in termini di velocità e smaterializzazione introdotte dal digitale.
La doppia natura di questa luogo è stata illustrata nel seminario Library Telling, in cui vari esperti del settore bibliotecario bresciano e nazionale sono intervenuti per portare la loro personale esperienza professionale.
Il direttore del Centro di ricerca europeo libro, editoria, biblioteca (Creleb) Edoardo Barbieri ha raccontato che «oggi per ottenere informazioni veloci Internet è uno strumento imbattibile. Tuttavia, per raggiungere un livello di conoscenza più profondo, le raccolte di libri rivestono un ruolo fondamentale. Nell’era degli smartphone la biblioteca non deve più essere mero strumento di accesso all’informazione, bensì diviene centro autorevole di sviluppo di una conoscenza di livello superiore e approfondito».
Quali sono dunque i modelli da seguire per una corretta evoluzione in funzione dei cambiamenti e dei neonati bisogni? La parola passa a Maurizio Vivarelli, dell’Università di Torino: «Le nostre biblioteche sono strutturate secondo il modello ottocentesco e anglosassone della public library, e oggi devono fare i conti con un contesto mutato e con criticità di ordine culturale ed economico. Tuttavia esempi innovativi di biblioteche radicate nel contesto urbano sono molteplici e li incontriamo da Seattle (celeberrima la struttura progettata dall’archistar Rem Koolhas), alla Cerritos Millenium Library, sino alla Cina. A queste realtà sono affiancate attività e luoghi di aggregazione sociale, il tutto spesso promosso tramite il web e i social network, per attrarre una maggiori target di pubblico e utenti. In generale, oggi, la contrapposizione interna alla biblioteche è quella tra aspetto “fisico”, ovvero il patrimonio cartaceo e tangibile, e la cosiddetta biblioteca “digitale”».
Volgendo lo sguardo alla realtà italiana in generale, e bresciana in particolare, i fatti non sono di minor interesse: «La realtà bibliotecaria crea tre tipi di valori: culturali, sociali ed economici – ha sottolineato Alberto Bettinazzi, responsabile del sistema bibliotecario Brescia-Est». Inoltre, se il riscontro culturale appare quello maggiormente ravvisabile, le indagini statistiche indicano una coincidenza tra gli indicatori che riguardano il taso di lettura e fattori relativi la qualità della vita. «Compito delle biblioteche è dunque creare valore per il proprio territorio – ha concluso Bettinazzi - per fare ciò occorre tarare il lavoro sulla base delle istanze suggerite dalla domanda. Negli ultimi anni ci siamo dovuti confrontare con una visione ragionieristica dei contenuti, abbiamo dovuto dimostrare di essere in grado di reggerci economicamente e, nel contempo, di essere in grado di creare un valore per società».