La ricerca fatta bene paga. Può sembrare un’ovvietà. Se fosse chiaro cosa voglia dire farla bene. In questo settore hanno assunto, infatti, sempre più rilevanza vari aspetti che riguardano l’integrità e l’etica dei ricercatori nello svolgimento delle attività di ricerca. Un’attenzione da sempre presente nella ricerca biomedica, che si è estesa ora a tutte le aree scientifiche, in particolare alle scienze sociali e umane, secondo l'approccio ELSA (aspetti etici, legali e sociali).
Nell’ambito di una politica volta a promuovere la ricerca e l’innovazione responsabili, l’Unione europea ha adottato una serie di misure per migliorare l'impatto etico delle attività di ricerca, che coprono un’ampia gamma di criteri.
Uno riguarda l’integrità della ricerca e dei ricercatori, i cui principali riferimenti sono il Codice europeo di condotta per l’integrità della ricerca e l’Etica per i ricercatori, recentemente aggiornato.
Un altro criterio di grande impatto sulla ricerca riguarda la Protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati in accordo a quanto previsto nel nuovo Regolamento (UE) 2016/679, che entrerà in vigore il 25 maggio 2018 e che abroga la precedente direttiva (UE) 95/46/CE.
Per rispettare queste misure, è necessario integrare nelle quotidiane attività di ricerca strumenti e iniziative volti a promuovere il ruolo dei ricercatori che onestamente svolgono un lavoro di rilevante impatto sociale, culturale, economico, nel rispetto delle normative.
Per fornire ai ricercatori un quadro di riferimento aggiornato sia a livello nazionale che internazionale, l’Ateneo organizza mercoledì 22 novembre un workshop sugli aspetti etici della ricerca, approfondendo questioni legate alla valutazione etica dell’impatto della ricerca, al ruolo di un Comitato etico, all’implementazione di linee guida sull’etica e l’integrità. Tra gli ospiti, sarà presente Isidoros Karatzas, responsabile del settore “Ethics and Research Integrity” della Commissione europea.