«L’Africa è un continente in continua evoluzione, verosimilmente in meglio. Non è soltanto una terra di povertà, guerre e miseria come la descrive un’informazione spesso distorta nei contenuti e nell’approccio. Al contrario, è una terra ricca di opportunità per chi ha sufficiente spirito di iniziativa». Esordisce con una sorta di sfida la professoressa Beatrice Nicolini nel presentare “La Nuova Africa in movimento: prospettive e opportunità”.
L’incontro, ospitato dalla sua cattedra di Storia e istituzioni dell’Africa, ruota attorno al racconto dell’esperienza personale di Jacopo Rovarini (nella foto), da poco superati i 25 anni, laureato in Scienze politiche in Cattolica, nel corso di laurea specialistica che si chiamava Scienze delle relazioni internazionali dell'integrazione europea (oggi è la magistrale in Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo). Attualmente è impegnato come project manager e bid writer per la Ong World friends che opera nell’Africa Sub-Sahariana, in particolare in Kenya.
«Un’esperienza lavorativa o un Erasmus all’estero sono un must per chiunque voglia intraprendere questo tipo di carriera. La vostra capacità di arrangiavi, di mettervi in gioco, vengono prima di qualunque titolo di studio per un potenziale datore di lavoro. Tante volte sul campo ho avuto a che fare con persone molto preparate a livello teorico, che si sono rivelate delle zavorre per scarse attitudini pratiche o capacità di adattamento».
Le capacità di Jacopo sono frutto di una costante volontà di farsi coinvolgere in prima persona dalla sua materia di studio. Sei mesi di Ersmus alla scuola americana di Beirut e dieci mesi di specializzazione a Ginevra, resi possibili grazie ai fondi messi a disposizione dall’Università Cattolica sono l’inizio di una lunga serie di esperienze oltreconfine. Per la sua tesi di laurea incentrata sulla rotta migratoria tra il Corno d’Africa e i paesi del Golfo arabo non si accontenta di un lavoro di ricerca in biblioteca. «Ho scoperto quasi per caso, con un documentario, che non esiste solo un flusso migratorio dal Sud verso il Nord del mondo. Quasi lo stesso numero di migranti cerca la fortuna dirigendosi verso Est. Verso la penisola arabica. Avevo un tema originale. Ma volevo anche uno svolgimento di impatto».
Quindi decide di partire per lo Yemen, ancora meno stabile di quanto sia oggi, per approfondire i suoi studi sul posto. Nelle brevi pause che trascorre in Italia inizia a collaborare come volontario con la Ong italiana World friends. Dimostra la sua affidabilità e dedizione e dopo cinque anni viene assunto e inviato a Nairobi in Kenya a monitorare lo svolgimento di diverse attività. Attualmente assiste il project manager di una delle iniziative targate Unione Europea per arginare la carestia che ha colpito il Corno d’Africa tra il 2011 e il 2012. Fa esattamente il lavoro che ha sempre desiderato fare. Il lavoro per cui ha studiato tanti anni. Riesce anche a mettere un bel gruzzolo da parte dallo stipendio mensile. «Vi assicuro che io non sono un caso isolato. Nel mondo delle Ong, soprattutto estere, gli italiani sono molto apprezzati. Per la loro preparazione, la loro adattabilità, la loro capacità di relazionarsi. Può sembrare il solitò clichè, ma anche se fosse, dobbiamo saperlo sfruttare». Quando si parla di lavoro, guardare oltre il proprio giardino è sempre più importante. L’Africa sta cambiando la vita di Jacopo e chissà che presto non la possa cambiare a tanti altri.