Divergente, provocatorio e, anche, creativo e vivace, lo humour stimola da sempre interesse. Con l’umorismo facciamo esperienza di un improvviso cambiamento, uno scarto delle aspettative. E questo slittamento, che è attraente e liberatorio, sollecita l’attenzione verso possibilità trasformative a livello sia individuale sia sociale.
Ridere però non significa sghignazzare. Spesso lo humour viene considerato semplicemente una modalità informale di approccio, utile a comunicare con leg¬gerezza, piacevole e divertente, ma insomma, non una cosa seria.
Il luogo comune recita che ‘‘la risata è la migliore medicina’’. Tuttavia, a uno studio più attento, lo humour appare come un fenomeno sfaccettato e complesso, per il quale non esiste una definizione compiuta e condivisa. L’utilità dell’umorismo è riconosciuta come stru¬mento di coesione (“lubrificante sociale”, secondo un’immagine ricorrente tra diversi autori), veicolo per la qualità dei legami ma pure fenomeno complesso che, se rafforza l’appartenenza, può anche indebo¬lire la coesione di un gruppo o mortificare le persone.
L’evidenza suggerisce che lo humour svolge una funzione adattiva in molteplici situazioni della vita ed è frequentemente associato a emozioni positive. L’idea dominante resta quella che l’umorismo e la risata possano sostenere positivamente una persona in difficoltà, siano esse di natura psicologica o fisica. Va detto però che dell’umorismo conosciamo anche un impiego dannoso nelle interazioni sociali quotidiane: l’umorismo, infatti, può esser impiegato in modo negativo per esprimere disprezzo e derisione, può funzionare come strategia di pressione, e ancora, può sviare l’attenzione, così da evitare questioni problematiche.
Appare chiaro quindi che lo humor è portatore di un paradosso: si tratta di uno strumento potente, da maneggiare con cura, poiché per un verso, può rivelarsi pericoloso e può destabilizzare le persone ma, per altro, assume valore di una preziosa strategia in grado di mostrare percorsi fino a quel momento inesplorati e bloccati. Ciò significa che la capacità di creare umorismo consiste nel saper cogliere in modo originale i legami esistenti fra esseri viventi, oggetti o idee, e acquisire un nuovo modo di vedere le cose, una nuova comprensione di sé, una maggiore consapevolezza dei condizionamenti interni ed esterni.
È opportuno allora prendere sul serio l’umorismo, che può rappresentare un valido supporto per il lavoro degli operatori nel lavoro sociale ed educativo, offrendo nuove prospettive e sollecitando iniziative. Ma, come ogni strumento e qualsiasi strategia di intervento, è importante essere molto cauti e prestare attenzione ai suoi effetti, per rintracciarne il senso profondo e le implicazioni.