di Enrico Valseriati*
Trovano spazio anche due piccoli ma preziosi volumi della collezione appartenuta a Carlo Viganò, all'interno del percorso espositivo "Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia", in corso fino al 1° luglio 2018 al Museo Santa Giulia di Brescia.
I due ritratti a stampa di Nicolò Tartaglia e Agostino Gallo presenti nei frontespizi delle edizioni delle rispettive opere - ovvero la "Regola generale da sulevare con ragione e misura non solamente ogni affondata nave, ma una torre solida di metalo" (Venezia 1551) e "Le vinti giornate dell’agricoltura et de’ piaceri della villa" (Venezia 1569) - sono stati infatti reperiti nella Biblioteca delle Scienze “Carlo Viganò” dell’Università Cattolica, vera miniera di tesori che gli studiosi hanno valorizzato in un contesto di rilievo nazionale, che ha gentilmente concesso il prestito dei pezzi per l’esposizione.
La prestigiosa mostra ruota infatti attorno al grande pittore veneto, il cui nome è legato a Brescia non solo per il celebre "Polittico Averoldi" e le tre perdute "Allegorie di Brescia" bruciate nell’incendio della Loggia del 1575, ma anche per la grande influenza e il dialogo che l’artista ebbe con la scuola bresciana del Rinascimento (Savoldo, Moretto e Romanino).
Per illustrare nel migliore dei modi il contesto entro cui questi rapporti culturali e artistici si svilupparono, il curatore della mostra Francesco Frangi, con la collaborazione di Enrico Valseriati e Maria Fiori della Cattolica, ha pensato di realizzare una prima sala introduttiva, grazie alla quale è possibile leggere il “destino incrociato” tra Brescia e Venezia nel Cinquecento.
Se la forte presenza veneziana a Brescia si spiega ovviamente con la dominazione politica marciana, meno scontata è la presenza dei bresciani in laguna durante la prima età moderna.
Al fine di dar conto di tale presenza e per ricordare la cosiddetta “Casa dei Bressani” (che ancora oggi si può scorgere presso il campo dei Santi Giovanni e Paolo, visibile in mostra su incisioni del Settecento e sulla gigantografia della veduta di Jacopo de’ Barbari), si è scelto di portare in mostra i ritratti di due dei più celebri bresciani che frequentarono assiduamente Venezia nel Cinquecento: Nicolò Tartaglia e Agostino Gallo. Oltre allo splendido ritratto di Francesco Richino raffigurante Gallo.
Oltre al Codice dei privilegi del 1471-73 (Brescia, Biblioteca Queriniana, H V 5), sono stati esposti infatti il meraviglioso dipinto di Savoldo con la riva degli Schiavoni, la pianta di Donato Rascicotti della città di Brescia (anche in gigantografia calcografica) e la carta del territorio bresciano di Leone Pallavicino.
* dottore di ricerca e collaboratore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore