Classe 1967, nata a Madrid, laureata in letteratura contemporanee all’Università Complutense di Madrid, Marta Sanz vanta una carriera letteraria notevole. Una carriera che inizia a prendere vita nel 1995 con l’opera “El frio” e che pullula nel corso degli anni di romanzi, racconti, raccolte poetiche, saggi e un'autobiografia romanzata "La lezione di anatomia". Nella sua vita è arrivata tra i finalisti del Nadal Prize nel 2006 con il romanzo “Susana y los viejos”. L'anno seguente ha ricevuto, invece, il Mario Vargas Llosa NH Short Story Award. Nel 2013 ha scritto “Daniela Astor y la caja negra” grazie al quale ha ricevuto diversi premi. I suoi ultimi lavori sono "Farándula" e "Clavicula".
Ed è proprio di quest’ultima opera, introdotta dal professor Dante Liano, che ha parlato agli studenti dell’Università Cattolica la scrittrice e professoressa Sanz, insegnante di lingua spagnola ai non madre lingua, di letteratura e di giornalismo narrativo. Una donna dai mille impegni, insomma, che però non ama fermarsi, e anzi è in grado di conciliare più ambiti: «Fare l’insegnante significa mettere la propria persona, compreso il proprio volto, ogni giorno a disposizione di tutti. Per fare la scrittrice, invece, occorre essere amici della solitudine - spiega Marta Sanz -. La parte intima che accomuna le due personalità sono lo studio, la ricerca, e la comunicazione».
Solitudine e manifestazione, quindi, si fondono e danno vita nel 2017 a “Clavicula”, un testo ibrido composto da frammenti poetici, comici, drammatici e meditativi. Una storia che vuole rappresentare il dolore interiore tramite la rottura della clavicola, dolorosissima. Una rappresentazione del corpo umano spezzato dal dolore fisico, che diventa psicologico e viceversa.
Un’opera in grado di aiutare chi si sente in difficoltà, chi sta soffrendo a causa di malattie o dipendenze. «Il dolore, così come le emozioni, possono essere ineffabili, ma la sfida degli scrittori è proprio quella di far avvicinare i lettori a quelle sensazioni inspiegabili della razza umana - asserisce Sanz -. Il materiale e lo spirituale vanno a braccetto in Clavicula, così come l’aspetto corporeo e quello mentale».
Nel libro, l’autrice, in tutte le pagine nella stessa modalità corpo-mente, si occupa anche di temi sociali quali il maschilismo e la mercificazione del corpo femminile, esprimendo consenso sulla diversità maschio-femmina, ma apprezzandone i valori di entrambe le parti e asserendo la necessità di puntare sulla grande forza delle diversità.
Altro tema fondamentale l’utilizzo di un linguaggio appropriato nella vita di tutti i giorni, dai banchi di scuola, sino ad arrivare negli ospedali; un medico potrebbe chiedere “Quanto fa male da 1 a 10?”, oppure “Come fa male?” e noi difficilmente saremmo in grado di rispondere in modo appropriato e immediato, per il semplice fatto che non siamo in grado di spiegare il dolore, se non metaforicamente. Ed è proprio metaforicamente che Marta Sanz ci ha voluto provare, riuscendoci.