Ci sono coincidenze che illuminano il cammino di una ricerca. Come la notizia che il libro curato da Luciano Pazzaglia, G. Montini - G. B. Montini, Affetti familiari, spiritualità e politica. Carteggio (1900-1942), Studium 2009, è risultato vincitore del Premio per la storia “Luigi Salvatorelli”, tra i più prestigiosi riconoscimenti storiografici nel nostro paese. Questa la motivazione: «Apparso fra i Quaderni dell'Istituto Paolo VI di Brescia, il carteggio intercorso fra Giorgio Montini e il figlio Giovanni Battista, può considerarsi a ragione il più recente e documentato lavoro sulla figura dell'illustre personaggio del movimento cattolico bresciano. L'opera curata da Pazzaglia risulta nel contempo un contributo di primaria importanza sugli anni della formazione intellettuale, religiosa e politica del futuro pontefice, in cui l'edizione critica di numerose lettere fino ad oggi inedite fra i due Montini, è accompagnata da un'imponente introduzione storica di ben 187 pagine. L'autore, grazie a un'acribia non comune nell'analisi dei numerosi documenti e nello studio dell'ormai imponente bibliografia sul papa bresciano, conferma di ritenere pertinente sottoscrivere l'idea che ormai da più parti ha inteso leggere il percorso montiniano snodatosi durante gli anni Venti e Trenta, come una lenta ma sicura maturazione da un concetto ancora aristocratico ed elitario della democrazia a una decisa adesione ai principi della modernità».
Un riconoscimento che corona una carriera più che quarantennale all’interno dell’Università Cattolica, dove Pazzaglia si è formato alla scuola di Mario Casotti e Cinzio Violante, e dove ha insegnato storia della Pedagogia presso le sedi di Milano e Brescia. Riconosciuto maestro degli studi su Laberthonniere e della storia delle istituzioni scolastiche in età contemporanea, Pazzaglia oltre che collaboratore de La Scuola Editrice, dove dirige gli “Annali di storia dell’educazione”, è il fondatore dell’Archivio per la storia dell’educazione. Di lui Stefano Minelli amava ricordare che il grande teologo Henri De Lubac, incontrato a Parigi negli anni Settanta, gli disse di salutargli il giovane amico Luciano, «che conosceva la storia del modernismo francese più dei francesi». Una stima internazionale che ha portato alla sua elezione a presidente dell’Association catholique internationale des Facultés des sciences de l’éducation (Acise).