Uno stanziamento iniziale di 300 milioni dollari per lo start up di un progetto in cui sarà coinvolta anche la facoltà di Agraria piacentina. Obiettivo: la messa a punto di protocolli di somministrazione combinata di probiotici e vaccini al fine di immunizzare i bambini dei Paesi in via di sviluppo (Pvs) contro le più diffuse malattie enteriche. E prevenirne la morte. «Ogni anno 1,7 milioni di bambini nel mondo muoiono per una banale diarrea», afferma Lorenzo Morelli, preside della facoltà di Agraria, di ritorno da una due giorni a Londra dove è stato convocato, tra i massimi esperti mondiali nello studio dei probiotici, dalla Bill & Melinda Gates Foundation.
Il comitato tecnico della Gates Foundation ha convocato dieci scienziati da tutto il mondo per chiedere un parere scientifico in merito a un progetto da sviluppare insieme a Organizzazione mondiale della sanità e Fao. Creata nel gennaio del 2000 da Bill Gates e da sua moglie Melinda French, la fondazione è impegnata nell'educazione e nel miglioramento delle condizioni di vita nel terzo mondo, soprattutto dei bambini. Partendo dalla consapevolezza che per ridurre il tasso di mortalità infantile dovuto a malattie enteriche non basti la somministrazione, già realizzata dall’Oms, dei vaccini esistenti, dato che in situazione di estrema malnutrizione essi perdono gran parte della loro efficacia (dal 98% al 45%), ci si chiede se la combinazione tra cura vaccinale e probiotici possa rappresentare una soluzione vincente.
«Negli ultimi 15 anni si è verificato un boom nella ricerca sui probiotici, pesantemente finanziata dall’Unione Europea – conferma il professor Morelli –. Ora occorre capire se, oltre che nei Paesi occidentali, anche in quelli in via di sviluppo questi “batteri buoni” possano essere applicati con risultati positivi e se la produzione e distribuzione di questi probiotici sia economicamente e politicamente realizzabile». Questa la richiesta di Oms e Gates Foundation, che con il suo patrimonio di 28 miliardi di dollari è considerata la fondazione più grande del mondo.
Qui entra in gioco l’attività di ricerca della facoltà di Agraria che da oltre 50 anni studia il rapporto tra alimenti e salute e da 30 anni si occupa di probiotici: a dare il via a questo filone di ricerca fu il professor Vittorio Bottazzi e dal 1985 anche il professor Morelli, con lo staff di ricercatori dell’Istituto di Microbiologia ha sviluppato questo ambito di approfondimento, spostando la ricerca dalla sola applicazione agli animali all’applicazione sull’uomo. La partecipazione del preside a questo evento scientifico è il riconoscimento di un primato internazionale nel campo della ricerca sui probiotici alla facoltà di Agraria della Cattolica di Piacenza, che dovrà nei prossimi mesi individuare i ceppi batterici più idonei allo scopo prefissato.
«Il progetto di cui si è parlato il 25 ed il 26 gennaio scorso - ha spiegato Morelli - viene gestito dalla Fondazione in maniera molto prudente, anche perché l'obiettivo è quello di mettere questi Paesi (Bangladesh, Africa subequatoriale e parte dell’America meridionale) nelle condizioni di prodursi entro alcuni anni autonomamente i probiotici».