Un sistema penale che riesce a “produrre” tassi di criminalità tra i più bassi del mondo. Stiamo parlando della giustizia minorile italiana, che è stata al centro di un seminario tenutosi nei giorni scorsi in Cattolica nell’ambito del percorso professionale forense, promosso dalla facoltà di Giurisprudenza della sede piacentina e dall’Ordine degli avvocati di Piacenza. A dare una risposta all’obbligo di aggiornamento e formazione specializzata a cui sono chiamati per legge gli avvocati e, soprattutto, i difensori d’ufficio nel processo penale minorile, hanno pensato Luciano Eusebi, docente di Diritto penale, Claudia Mazzucato, ricercatrice di diritto penale ed esperta di legislazione minorile. Il vincolo formativo previsto dalla legge è una naturale conseguenza delle peculiarità che contraddistinguono il sistema minorile dal processo per adulti. Quando l’imputato è minorenne, infatti, tutto il sistema deve orientarsi verso il suo superiore interesse e tutti gli attori del processo si muovono per costruire un percorso educativo di recupero e reinserimento dell’autore del reato. E per costruire, di conseguenza, un percorso di prevenzione.
Questa finalità, che fa del sistema penale minorile il fiore all’occhiello del sistema penale italiano, si persegue, per esempio, attraverso la presenza di figure che non compaiono nei processi per adulti. Il giudice è composto da un collegio nel quale sono presenti anche giudici onorari, esperti di discipline socio-psico-pedagogiche; sono presenti poi i servizi sociali del Ministero della Giustizia e degli enti locali, con il compito di accertare le condizioni di vita, le risorse e le potenzialità di recupero del minore; vi sono infine i genitori del giovane indagato o imputato.
Tra le altre peculiarità della giustizia minorile c’è anche il sistema autonomo di misure di sicurezza e cautelari: per esempio, non sono previsti gli arresti domiciliari, sostituiti invece dalla permanenza in casa con obbligo di andare a scuola. Al reato si risponde poi con un novero differenziato di misure: è del tutto esclusa l’applicabilità dell’ergastolo e sono invece presenti altri strumenti a carattere educativo che conducono al proscioglimento del minore colpevole, per favorire e attivare percorsi di reinserimento sociale.
La lezione, che si è occupata dei dettagli più tecnici della normativa, ha affrontato i problemi di più elevata attualità in merito al processo penale minorile, senza trascurare uno sguardo di più ampio respiro culturale facente riferimento alle politiche di prevenzione della criminalità che coinvolgono i minori nel nostro Paese. Grazie a questo sistema penale, di stampo educativo e non punitivo, i tassi di criminalità giovanile italiani sono tra i più bassi del mondo.