L’esercizio perfetto di Yuri Chechi ad Atlanta ’96. La maratoneta stremata ma tenace, che taglia il traguardo della prima maratona olimpica femminile a Los Angeles ’84. Esempi di “elevation”, quel misto di credere in qualcosa, ispirare e sentirsi ispirati, sentirsi parte di un progetto, che rappresenta la settima delle emozioni universali. Un’emozione che lo sport conosce bene e che Mauro Berruto, commissario tecnico della nazionale maschile di pallavolo, ha illustrato con passione e metodo il 5 marzo alla sede di Piacenza, davanti ad un pubblico di studenti e sportivi che ha partecipato all’incontro del ciclo A tutto campus, sul tema “Percorsi di costruzione di squadra”.
Perché per Berruto lo sport è soprattutto un fatto culturale, al pari dell’arte, della letteratura, della scienza. E come tale dovrebbe essere trattato a scuola, per insegnare a gestire quelle capacità emozionali che lo sport, se vissuto nella giusta maniera, sa tirar fuori in ognuno di noi e che rappresentano il vero moltiplicatore delle capacità di ogni essere umano. «Nel gestire una squadra, un team, un gruppo di lavoro, tre sono i passaggi da considerare – sottolinea il Berruto filosofo, formatore, imprenditore e head coach della nazionale maschile italiana di volley –: porsi degli obiettivi, creare uno staff, scegliere e formare gli atleti. Ogni passaggio è importante e delicato. E su ognuno di questi occorre investire tempo ed energie».
«La squadra non è solo formata da componenti fisiche e tecniche, ma anche da capacità emozionali che possono essere allenate. Questa è la vera notizia: le emozioni si possono allenare e diventare così un determinante alleato delle prestazioni – stigmatizza Mauro Berruto, alternando alle sue parole, immagini e filmati di eventi sportivi, noti e meno noti, che fanno nascere nel pubblico sentimenti di commozione e di entusiasmo -. L’obiettivo, non solo nello sport, è quello di trasformare il potenziale di un singolo in un risultato concreto. Per farlo al meglio bisogna creare un ambiente motivazionale adatto: nello sport questo ambiente è la squadra, che per prima cosa va allenata per affrontare i momenti di tempesta».
Qual è dunque la formula del successo per Mauro Berruto? È una formula fatta di talento e capacità tecniche moltiplicato per le capacità emozionali (l’ispirazione) e sostenuto dal metodo giusto dall’atteggiamento vincente. E alla fine del suo intervento il ct “regala” i due segreti di una squadra vincente: l’egoismo di gruppo – fatto di obiettivi comuni, coesione di emozioni, integrazione delle potenzialità di ciascuno – e la regola delle 10.000 ore, il cosiddetto “No pain, no gain”: impegnarsi fino allo stremo, provare e riprovare per arrivare all’obiettivo superiore, applicarsi con la disciplina adatta. Questi sono i giocatori che vorrei nella mia nazionale».