Una rivoluzione anche nella sanità. È questo il sogno del ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, protagonista all'Università Cattolica di Roma dell’incontro di apertura del ciclo di seminari intitolati “Nel cuore della realtà. Conversazioni in Cattolica”, promosso dalla facoltà di Medicina e chirurgia dell’ateneo. A discutere con il ministro dei cambiamenti della pubblica amministrazione, nell’aula Brasca del Policlinico Gemelli affollata da medici e studenti, Carlo dell’Aringa, docente di Economia politica alla Cattolica di Milano, e la giornalista di RaiNews24 Mariella Zezza. Il seminario è stato introdotto dal saluto del rettore Lorenzo Ornaghi, e del preside di Medicina Paolo Magistrelli e il dibattito è stato preceduto dall’intervento di Rocco Bellantone, docente di chirurgia generale. All’iniziativa erano presenti il direttore amministrativo Antonio Cicchetti, il direttore di sede Giancarlo Furnari e il direttore del Policlinico Gemelli Cesare Catananti.
«Tra qualche settimana l'invio dei certificati di malattia, nel pubblico e nel privato, si potrà fare solo per via elettronica – ha detto il ministro in uno dei passaggi del suo intervento -. Se riuscirò a fare una sanità online avremo risparmi che si possono stimare tra il 15 e il 30%, ovvero avremo a disposizione 20-30 miliardi di euro da reinvestire per migliorare i servizi sanitari a favore dei cittadini. Basti pensare a tutti gli sprechi, gli abusi e le frodi nelle prescrizioni dei medicinali». Brunetta ha proposto alcune vie per portare la sua strategia di razionalizzazione della pubblica amministrazione anche tra le corsie degli ospedali. La prima è la pubblicazione online dei curricula dei medici: «La riforma della pubblica amministrazione avrà tra gli effetti, l'obbligo per i medici, di pubblicare il proprio curricula, stipendi, e-mail, numero di telefono, tasso di assenteismo e presenze nelle loro strutture», ha annunciato Brunetta. La seconda via è la lotta all’assenteismo. «A settembre il tasso di assenteismo è salito del 20% e un incremento era stato registrato anche ad agosto. Tutto questo dopo che a luglio era finito l'anno di sperimentazione che aveva ridotto le fasce di reperibilità da 11 a 4 ore. Per tutto l'anno di sperimentazione – ha sottolineato il Ministro - avevamo registrato delle diminuzioni, ma appena le fasce di reperibilità sono tornate quelle di prima è incrementato il tasso di assenze». Il ministro ha espresso l’intenzione di reintrodurre le fasce di reperibilità. «La misurazione delle performance con relativi premi o sanzioni riguarda anche i medici, che, in alcuni casi minoritari, sono stati consenzienti con la parte peggiore della pubblica amministrazione per quanto riguarda assenze e false giustificazioni di queste». Brunetta ha inoltre sottolineato come lo stato d'implementazione della riforma verrà monitorato semestralmente.
La terza proposta del ministro della Funzione pubblica è l’introduzione anche nella pubblica amministrazione della class action. «Il consiglio dei ministri ha inserito all'ordine del giorno l'esame preliminare del decreto legislativo in attuazione della legge delega sulla pubblica amministrazione per estendere al settore pubblico, la possibilità per una pluralità di consumatori, di fare ricorso in caso di inefficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici. Obiettivo del governo è fare entrare in vigore le nuove norme dal 1° gennaio 2010». Meno ottimista sui tempi delle riforme della pubblica amministrazione è l’economista della Cattolica Carlo dell’Aringa: «I tempi sono necessariamente molto lunghi anche alla luce delle riforme fatte negli anni passati nella pubblica amministrazione. Basta ricordare la grande riforma del 1993, i cui risultati sono stati inferiori alle aspettative non perché le norme fossero scritte male, ma perché da sole non bastano, se non si creano le condizioni per metterle in pratica. Accanto a buone leggi occorre avere la “cassetta degli attrezzi”, secondo la felice espressione più volte utilizzata dal ministro Brunetta, ossia, occorrono gli strumenti di natura amministrativa e organizzativa, che permettono di tradurre in pratica le norme. Una cosa che fino ad oggi è mancata nel nostro Paese».