Il secondo caffè scientifico tenutosi presso il bar dell’Università Cattolica di Piacenza martedì 24 aprile ha visto conversare Luigi Cattivelli, direttore del Centro di Ricerca di Genomica e Postgenomica di Fiorenzuola, intorno al tema della multifunzionalità in agricoltura e del delicato ruolo della ricerca in merito. ‘La multifunzionalità in agricoltura … può funzionare?’ è stato il titolo dell’incontro-confronto che ha portato alla luce il delicato e non scontato equilibrio tra l’esigenza di sfamare una popolazione mondiale che nel 2050 raggiungerà i 9 miliardi di persone e la necessità di ripristinare la responsabilità ambientale e territoriale dell’agricoltura. Il ruolo poliedrico a cui l’agricoltura oggi è chiamata e che si individua nei suoi molteplici compiti di produzione, tutela dell’ambiente, assicurazione di uno sviluppo vivace ed equilibrato del territorio rurale, contenimento dell’impatto sul cambiamento climatico, rischia di rimanere un’utopia se non è sostenuto da politiche rurali forti e da una domanda che non rimane confinata ad una nicchia di consumatori.
L’agricoltore vuole arrivare a fine anno chiudendo il bilancio in pareggio e quindi è disposto a rimanere nei luoghi severi della montagna o indirizzare le sue scelte verso una maggiore sostenibilità in pianura solo se le politiche lo incentivano in questa direzione. Anche i consumatori giocano un ruolo importante nel garantire che l’agricoltura indossi la sua veste multiruolo. L’esempio portato è quello del Trentino dove la preservazione del paesaggio rurale e il mantenimento di piccole produzioni di alta tipicità sono permesse anche da un’intensa presenza turistica.
A tale proposito, la ricerca in agricoltura svolge un ruolo delicato e importante. Cattivelli individua una linea di confine che si dovrebbe porre tra la ricerca svolta dai laboratori privati delle industrie chimiche e sementiere e la ricerca svolta dagli enti pubblici: la prima dovrebbe occuparsi di mettere a punto nuovi fattori di produzione agricoli che soddisfino, ed in certi casi creino, le richieste dell’agricoltura; la seconda dovrebbe invece occuparsi principalmente dell’aspetto agronomico mettendo a punto tecniche di lavorazione che vanno nella direzione della sostenibilità (ad esempio la semina su sodo). Cattivelli ha sostenuto come la ricerca in agricoltura sia orientata dalle nuove esigenze che emergono e ha presentato con esempi la concretezza di tale ricerca: le scoperte genetiche avvenute vent’anni fa sono oggi applicazioni nei campi. Il pomodoro di oggi che all’atto della raccolta lascia il picciolo sulla pianta è il risultato di un’ibridazione avvenuta con una specie di pomodoro selvatico che aveva tale caratteristica.
Tutte le colture agrarie oggi sono progettate a tavolino attraverso una selezione dei caratteri di interesse da mantenere. In questo orizzonte che posizione ricopre la biodiversità che è uno degli aspetti che si chiede all’agricoltura di tutelare? La biodiversità rimane nella banca del germoplasma, un deposito del codice genetico delle colture agrarie che ha lo scopo di preservare la diversità genetica; nei campi, tuttavia, rimane una percentuale molto piccola di questa diversità genetica. Insomma, durante il caffè il Cattivelli ha fatto emergere i molti aspetti che occorre prendere in considerazione quando si tratta un tema così intricato come quello della responsabilità dell’agricoltura oggi; un approccio scientifico è fondamentale per evitare di cadere in semplificazioni e ideologie.