Clara Obligado non è solo una scrittrice: è un’insegnante, una studiosa, un’esiliata. Protagonista di un incontro del ciclo Parole contemporanee, organizzato dall’Università Cattolica in collaborazione con l’Istituto Cervantes, è nata a Buenos Aires, ma vive a Madrid dal 1976, dopo un esilio volontario per la dittatura militare. La scrittrice (al centro della foto tra Arturo Lorenzo González e Dante Liano) non si sente però né spagnola né argentina, ma parte di entrambi i Paesi. Prova un misto di odio e amore per le sue origini: «Il mio bisogno di raccontare nasce dal desiderio di unire quella linea spezzata dall'esilio. Prima avrei voluto fare l’insegnante, avrei voluto avere cinque figli, fare molte esperienze che non ho potuto realizzare. Esiste una vita che non ho vissuto, una vita fatta di “cosa sarebbe successo se”. Solo chi prova la mia condizione può capirlo».
La sua è una visione «dinamica, una visione da straniera. A differenza del migrante, che ha sempre una speranza, l’esiliato non la possiede. In Spagna posso essere considerata una privilegiata, ma dentro di me vivo una situazione orrenda». Questa sua condizione di esiliata, il dolore che ha spezzato in due la sua vita, si riflette nelle sue opere, vincitrici di molti premi: dal premio Lumen vinto con La hija de Marx, al premio Setenil per El libro de los viajes equivocados.
La sua idea di letteratura riflette una necessità di libertà fondamentale: nella visione di Clara Obligado il mondo letterario perde la tipica aura di solennità «da musa ispiratrice», e diventa un universo a portata di tutti. Chiunque può imparare a scrivere, dai più giovani, ai più anziani: su questa convinzione si fonda il suo impegno per i talleres di escritura creativa, laboratori organizzati in forma indipendente, tra i primi in tutta la Spagna, che si propongono di portare la scrittura in tutti gli ambiti. «I miei laboratori sono diretti a tutti coloro a cui piace leggere e scrivere. Ci basiamo su un processo di costruzione del testo e soprattutto su un’idea da raccontare».
Tra le sue opere principali soprattutto romanzi e racconti: «Scrivo romanzi quando ho più tempo, racconti quando voglio che il testo sia più intenso. Il mio ultimo libro è proprio un ibrido tra romanzo e racconto: anche io mi sento una persona ibrida, una straniera e la mia letteratura si inserisce perfettamente in questo quadro». Clara proviene da una famiglia di scrittori, motivo per cui avrebbe voluto sfuggire da questa vita, ma «la scrittura mi ha chiamata a sé e non sono più riuscita a smettere».
La scrittrice segue con passione la letteratura contemporanea e distingue tra lettori europei e sudamericani: «Il lettore europeo rilegge i testi sudamericani attraverso i propri temi: difficilmente capirà a pieno un’opera sui desaparecidos, sulla dittatura o sul tango». La scrittura per Clara è un atto solitario, che proviene da un luogo oscuro, nascosto. «Nei libri i miei personaggi compiono azioni per me impossibili: per esempio loro sanno perdonare come io non sarò mai in grado di fare».