Una cerimonia per premiare i giovani che hanno scelto di dedicarsi alla ricerca, anche in un periodo in cui, complice la crisi economica, è sempre più difficile decidere di investire il proprio futuro in campo scientifico. Erano 452 i giovani (294 donne e 158 uomini) che lo scorso 16 marzo sono stati proclamati dottori di ricerca dal rettore dell’ateneo del Sacro Cuore Lorenzo Ornaghi, insieme al presidente di Assolombarda Alberto Meomartini.
La cerimonia è iniziata con il discorso del rettore che ha sottolineato il valore positivo della ricerca. «La scoperta e l’incremento delle scienze - ha detto il rettore Ornaghi citando Benedetto XVI - sono frutto della ragione ed esprimono l’intelligenza con la quale l’uomo riesce a penetrare nella profondità del creato. Una linea percorsa fino in fondo dall’ateneo - ha continuato il rettore - che al centro dei corsi di dottorato pone sempre la persona, intesa come libertà, creatività e responsabilità. Gli investimenti dell’Università Cattolica in dottorati e Scuole di Alta Formazione sono ingenti, ma i dati di crescita che si accompagnano ad essi sono importanti».
«Proprio nella prospettiva di una maggiore qualità, sono state istituite 17 Scuole di Dottorato, 10 nelle sedi padane e 7 nella sede di Roma, in molteplici settori disciplinari. Attraverso di esse si è così voluto strutturare un percorso formativo che superi una certa frammentarietà, forse in passato responsabile, a volte, di qualche fattore dalle ricadute non del tutto positive sul generale risultato dei corsi di Dottorato e sulla soddisfazione dei dottorandi. Inoltre, sono stati avviati programmi per favorire le collaborazioni con università all’estero e dal 2008 è in funzione DocTA (Doctoral Thesis Archive) il primo archivio istituzionale dell’Ateneo per la raccolta, conservazione e diffusione online degli studi scientifici prodotti dai dottorandi. Insomma, uno strumento in più per favorire la comprensione dell’utilità sociale della ricerca».
Utilità sociale confermata da Meomartini nel suo intervento La crisi e il ruolo della conoscenza: «Non ci sono spiegazioni certe per cercare di inquadrare questa crisi - ha affermato - ma sono sicuro che, pur nella dramma, la crisi dell’economia avrà una valenza positiva, aiutando l’impresa a ritrovare il suo ruolo centrale nella società, come istituzione portatrice di valori e come luogo di responsabilità».
«L’economia lombarda, infatti, poco prima della crisi, negli ultimi decenni aveva recuperato un certo dinamismo frutto anche di maggiori investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica e della ricerca. Una manovra che ha permesso alle aziende di rispondere meglio agli effetti della crisi, almeno nel primo anno. Negli altri Paesi europei concorrenti dell’Italia nel campo delle esportazioni, poi, le sovvenzioni alle università per favorire i dottorati di ricerca assorbono gran parte degli investimenti previsti nei pacchetti anticrisi. Secondo una recente indagine di Assolombarda in Italia il 75% dei dottori di ricerca lavora nel pubblico e solo il 10% all’estero. Molti, poi, sono impiegati in settori coerenti con quanto hanno studiato, ma quasi tutti denunciano basse retribuzioni».
«Le università hanno il compito di formare nuovo capitale umano, perché è l’università che crea il vantaggio competitivo di un Paese - ha continuato Meomartini - per questo, qualunque sia lo scenario della industria lombarda nel futuro, esso avrà un solo minimo comune denominatore rispetto a tutti gli altri: la preparazione specifica della forza lavoro che si accinge a entrare nel mondo dell’impresa».
«Le idee migliori e più interessanti non sono quelle degli economisti in giacca e cravatta – ha concluso citando il premio Nobel per l’economia Paul Krugman - ma quelle dei giovani studenti in bluejeans che affollano le aule delle università. Da loro e dalle loro idee arriveranno le soluzioni a questa crisi».
Il discorso del rettore Lorenzo Ornaghi ( KB)
Relazione Meomartini ( KB)