È stato Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera e scrittore, la guest star della Festa di Laurea organizzata domenica 22 aprile, in occasione della 88ª Giornata per l’Università Cattolica, dalla sede di Piacenza dell’Ateneo per i suoi laureati e per le loro famiglie.

Una festa in stile anglosassone – ma con un cuore tutto italiano - con i laureati in toga e tocco, la consegna dei diplomi di laurea da parte dei presidi di facoltà e la comunità universitaria, composta da docenti, ricercatori e personale amministrativo che, insieme ai familiari, si è stretta intorno ai ragazzi per celebrare una tappa importante del loro percorso formativo e professionale. Dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio, Mons. Gianni Ambrosio, ha preso il via la cerimonia con l’introduzione del direttore di sede Mauro Balordi che ha sottolineato il legame che unisce i laureati alla propria università e il saluto di Pier Sandro Cocconcelli, delegato del rettore per il coordinamento dei progetti di internazionalizzazione, che ha parlato del valore dell'esperienza universitaria come momento di crescita personale e professionale. Poi la scena è stata tutta per Severgnini.

 
Nel suo discorso il popolare giornalista ha motivato la giovane platea con una ricetta snocciolata in 8 punti, 8 come le lettere che formano PIACENZA: «Voglio indicarvi una prima parola fondamentale, la Passione. Senza questa non si va da nessuna parte, col tempo si tende a diventare cinici e a perderla, ma io vi invito a preservarla».

Introspezione è la seconda parola: ognuno di noi ha talenti particolari e li deve saper riconoscere. «A me piaceva giocare a calcio, mi divertivo, ma vedevo quelli che avevano talento. E calciavano il pallone in modo diverso dal mio!».

Arte Aritmetica. Questa la terza parola, cioè la capacità di unire il razionale e la creatività, i sentimenti e la tecnica. Una qualità che va riconosciuta maggiormente all'universo femminile.

Anche la curiosità è una qualità fondamentale, che ci permette di guardare il mondo che ci circonda in modo singolare; così come l'elasticità. «Coltivate l'umorismo, l'ironia: queste due capacità aiutano a non perdere, nonostante le ingiustizie che si incontrano inevitabilmente nella professione, la voglia di impegnarsi».

E poi la N di Normalità «Normalità significa - ha detto ancora il giornalista - anche non cambiare troppo, essere se stessi, mentre la Z di ‘Zone d'ombra’ vuole dire che, se pure i principi sono importanti, esistono aree di incertezza, che bisogna sapere coltivare. Pensiamo all'ambiguità sana espressa dal sorriso della Monna Lisa».

L'ultima parola è Assiduità. «Noi italiani siamo i campioni mondiali del bel gesto, siamo meno bravi nel tramutare i bei gesti in buoni comportamenti. Questo è purtroppo il nostro problema nazionale, più dello spread». E alla fine, ecco la sorpresa: «Le 8 parole formano l’acronimo di PIACENZA. Quando pensate a Piacenza ricordatevi di un signore con i capelli grigi che è venuto per consigliarvi queste cose: lavorate con metodo, gioia, fantasia, ironia. Viaggiate il mondo, imparate, confrontate e coltivate quel sentimento tutto italiano e senza nome che ci rende grandi. Giorgio Gaber diceva ‘la mia generazione ha perso’. La mia generazione, che è anche quella di molti vostri professori, non ha perso, ma sta pareggiando e non si mette bene per il finale di partita. Adesso ragazzi, tocca a voi».

Dopo l’intervento di Severgnini, seguito da un lungo e affettuoso applauso, la cerimonia ha visto la consegna dei diplomi di laurea e dei tocchi. Il corteo dei laureati, in toga azzurra (per i triennali) e nera (per i magistrali), si è quindi spostato nei giardini di fronte all’università, per la foto di gruppo con i presidi di facoltà e il tradizionale lancio dei tocchi. Poi il rinfresco conclusivo, con l’intrattenimento musicale della band di Mauro Sbuttoni.