Kerkís. Teatro antico in scena, in collaborazione con l’Università Cattolica, mette in scena Frammenti dall’Agamennone per la Stagione autunnale 2014. La rappresentazione di alcune parti della tragedia di Eschilo è in programma mercoledì 5 alle 20.30 e giovedì 6 novembre, alle 11 e alle 20.30, al Teatro San Lorenzo alle Colonne, Corso di Porta Ticinese 45 di Milano.
Lo studio per la messinscena dell'Agamennone di Eschilo propone frammenti di una delle più grandi tragedie dell'antichità classica. Il senso di quest'opera deve essere colto all'interno della trilogia di cui rappresenta la prima parte, l'Orestea di Eschilo, la quale affronta in modo “sublime”, secondo tutta la critica antica e moderna, alcuni temi chiave che hanno impegnato le riflessioni del mondo arcaico greco: l'ineluttabilità del destino, la catena inestricabile dei delitti di sangue che richiamano vendetta, il rapporto con gli dèi, la nascita della “legge” della città in contrapposizione alla pura logica “naturale”.
La trilogia conduce, infatti, lungo il periglioso percorso che porta a raggiungere un’idea superiore di giustizia, che non è individuale, ma condivisa dall'intera comunità, l'unica a permettere una pacificazione sicura della catena di delitti altrimenti senza limiti.
La compagnia presenta alcuni frammenti, in cui troviamo il coro di vecchi argivi, testimoni dell'oscurità che si è addensata sulla casa e - uno dopo l'altro – i personaggi che si introducono nelle maglie della rete mortale che avviluppa la famiglia degli Atridi in una catena vendicativa di delitti.
Concluso il misfatto della propria vendetta contro il marito Agamennone per aver sacrificato ad Artemide la figlia Ifigenia, Clitemnestra abbandona trionfante il coro dei vecchi della città e il pubblico, lasciando però già intuire come la pacificazione offerta da questa vendetta sia solo temporanea e incapace di evitare, ma anzi destinata a causare alla casa degli Argivi nuove sofferenze.
Si è scelta, come punto di partenza, la traduzione del testo eschileo di Manara Valgimigli del 1948, essendo questo un testo letterario sublime e musicale, consono all’intenzione di comunicare al pubblico moderno l’idea di uno stile tragico che si eleva al sopra della quotidianità. Un testo che per questo impegna gli attori nel compito di rendere vicino alla sensibilità moderna il senso di parole arcane attraverso la propria interpretazione sulla scena.
La scenografia minimalista studiata dagli scenografi diplomati all'Accademia Belle Arti di Brera accompagna la scelta drammaturgica di presentare soprattutto i momenti essenziali del mythos dell'Agamennone: strutture geometriche semplici e linee pulite immerse in una scena in cui domina il nero. Il bianco di Cassandra si impone su questa cupezza monocromatica, insieme al rosso porpora del tappeto che accoglie Agamennone di ritorno da Troia e lascia presagire l'imminente spargimento di sangue.
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