«Quella di “Libri ponti di pace” è una sfida: a chi vuole imporre l’omologazione in Medioriente, i libri antichi della Biblioteca francescana di Gerusalemme parlano di una storia fatta di convivenza delle diversità». Il professor Edoardo Barbieri, direttore del Centro di ricerca europeo Libro Editoria Biblioteca (Creleb) dell’Università Cattolica, spiega con queste parole perché il progetto di catalogazione e valorizzazione del patrimonio librario antico della Custodia di Terrasanta può essere considerato un contributo alla pace e al dialogo.
La raccolta è infatti un importante patrimonio offerto agli studiosi delle diverse tradizioni culturali presenti nel Vicino Oriente. “Libri ponti di pace. Un progetto per Gerusalemme”, sostenuto da “Ats pro Terra Sancta”, è stato concepito per valorizzare questo tesoro in modo che costituisca un mezzo di dialogo multiculturale e di sussidio per studiosi ed esperti.
Il seminario di martedì 3 marzo (link), alla presenza del rettore Franco Anelli, presenterà l’iniziativa che ha per protagonisti i francescani di Gerusalemme e vuole costruire in città un luogo di incontro tra culture diverse. Negli ultimi cinque anni circa 25 studenti dell’Università Cattolica si sono recati per periodi più o meni lunghi in Israele per sostenere e sviluppare le attività della Biblioteca francescana di Terra Santa. La presenza francescana a Gerusalemme data infatti a circa sette secoli fa e contraddistingue l’attività della Custodia di Terra Santa, che ha nella sua biblioteca un punto di particolare interesse.
L’Università Cattolica, e in particolare il professor Barbieri con alcuni suoi studenti, oltre a collaborare alla nascita e alla gestione del catalogo online, negli ultimi anni ha promosso particolari iniziative che hanno riguardato la catalogazione del patrimonio a stampa del Quattro e Cinquecento e della preziosa collezione di viaggi in Terra Santa.
Recentemente si è concluso l’inventario (ora online) della ricca collezione di manoscritti: oltre mezzo migliaio di pezzi, che partono dall’XI secolo, alcuni dei quali messi in mostra a Gerusalemme. Sono ora in programmazione i lavori relativi al fondo di medicina e a quello delle edizioni del Seicento.
«I manoscritti testimoniano come lingue, religioni, culture diverse del Medioriente si sono contaminate nel Quattro-Cinquecento – spiega il professor Barbieri -. Nelle opere si vedono chiaramente i punti di contratto: testi arabi scritti con caratteri ebraici o siriaci, volumi turchi trascritti con l'alfabeto armeno, un antichissimo frammento greco in un altro manoscritto armeno».
Non si può alterare la storia: la convivenza qui è stata possibile. «Certo, oggi la situazione nella regione è molto complessa, lo sappiamo bene, non siamo ingenui - conclude il direttore del Creleb -. Ma, come i Francescani, diciamo che si può stare qui, che la cultura è luogo di confronto e di dialogo».