Ai nostri microfoni, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti si dice fiducioso che le misure contenute nel Jobs Act possano aiutare un rilancio l’occupazione, con effetti visibili presumibilmente a partire da marzo. Un tema, quello del lavoro, che è stato al centro il 15 gennaio del primo incontro del ciclo “Il Futuro nell’Economia” ideato e promosso per celebrare il 15° anno di attività della facoltà di Economia presso la sede di Roma dell’Ateneo

Ad aprire il dibattito è stato il rettore Franco Anelli, che ha sottolineato come la qualità del lavoro rappresenti uno dei tanti modi per «realizzare la propria personalità». A seguire, il breve intervento del professor Claudio Lucifora, docente di Economia del Lavoro alla facoltà di Economia, che ha ricordato come ormai anche a livello europeo si ponga sempre più grande attenzione al tema della qualità delle attività professionali svolte, portando avanti il concetto che ci vogliano non solo “more jobs” ma bensì “better jobs”.  

Il professore emerito Carlo Dell’Aringa, prima di lasciare la parola al ministro Poletti, ha dato atto al governo di cui fa parte di «aver fatto un grosso sforzo per elaborare la riforma del lavoro, una riforma che», ha aggiunto, «credo che il Parlamento approverà velocemente». 



Nel prendere la parola, il ministro Poletti ha innanzitutto ricordato come l’attività finora svolta dall’esecutivo guidato dal premier Matteo Renzi, sia stata volta a realizzare un cambiamento profondo e radicale del Paese. «In Italia - ha affermato - si è peccato di troppa indecisione. Noi siamo sì pronti a discutere con tutti, ma alla fine poi decidiamo e ce ne assumiamo tutte le responsabilità». 

Entrando poi nel tema specifico del convegno ha tenuto a rimarcare che «senza qualità non avremo più lavoro: quantità e qualità infatti viaggiano insieme». Un concetto ribadito poi in relazione alla formazione professionale, che ormai deve essere immaginata come un qualcosa di continuo. 

«Dobbiamo cambiare approccio alla conoscenza e al sapere - ha detto Poletti - prendendo atto che ormai non si impara più solo a scuola o nelle università, ma in tanti altri contesti». Un cambiamento dunque epocale, per gestire il quale, secondo il ministro, «non dobbiamo solo cambiare le leggi, ma costruire le infrastrutture sociali necessarie a questo passaggio dal passato al futuro». 

In questo irrinunciabile processo di trasformazione sarà comunque e sempre importante il dialogo con istituzioni significative «come l’università, insieme alla quale portare avanti quel cambiamento radicale da noi auspicato». L’intervento del ministro si è chiuso infine con la constatazione che la velocità di questa trasformazione «dipenderà molto da noi, ma anche dal contesto», con riferimento alla possibilità che la crisi economica possa finalmente allentare la propria morsa sull’Europa.   

Il ciclo di conferenze “Il futuro nell’economia” prevede in calendario altri due appuntamenti: il 30 gennaio si terrà l’incontro “Capitale umano e crescita” cui interverrà il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco per parlare di capitale umano, capitale sociale e capitale economico-finanziario per la crescita. 

Il 13 febbraio sarà la volta del Premio Nobel 2003 per l’Economia Robert Engle che, in qualità di Keynote Speaker del seminario “Stabilità finanziaria in Europa”, offrirà l’opportunità di analizzare il ruolo della finanza nella emersione dalla crisi internazionale.