Un grande matematico dal nome di…vino. Gregorio Ricci Curbastro all’inizio del Novecento fece la scoperta del cosiddetto “tensore di Ricci”, che aprì la strada al calcolo differenziale assoluto. Ma il suo cognome, per gli intenditori, è legato a una nota dinastia della produzione viti-vinicola che porta il suo nome e ha le radici nelle colline moreniche della Franciacorta.
Era ispirato a questa doppia coincidenza il pomeriggio dello scorso 4 giugno organizzato dal dipartimento di Matematica e fisica della sede bresciana: “I di…vini aromi dello spazio tempo” è stato un omaggio ai meriti del matematico, alla luce del suo legame con la città di Brescia e, in particolare, con il territorio franciacortino. I Ricci Furbastro sono una famiglia di origini fiorentine molto nota per l’attività nella produzione di vini. All’evento, coordinato da Silvia Pianta, docente di Geometria per la facoltà di Scienze matematiche e fisiche, sono intervenuti, oltre a Riccardo Ricci Curbastro, Luca Lussardi della Techische Universität Dortmund che ha illustrato gli aspetti geometrici del calcolo differenziale assoluto, e Fabio Toscano, fisico, comunicatore scientifico e scrittore, autore del libro “Il genio e il gentiluomo”, che ha ripercorso la vita di Gregorio e i suoi rapporti con Einstein.
Quella di Gregorio è stata una vita lontana dai riflettori e poco nota anche a chi, quotidianamente, si serve del frutto dei suoi studi. «Era talmente assorto nei suoi calcoli, da non sentire i muratori intenti ad abbattere una parete di casa», ha detto a mo’ di aneddoto Riccardo Ricci Curbastro, discendente per via indiretta del matematico d’inizio Novecento. Per anni docente dell’università di Padova, Gregorio lavorò alla definizione del suo tensore, snobbato dalla comunità scientifica e lontano dalle attenzioni dei non specialisti: non vinse mai il premio regio di matematica istituito dall’accademia dei Lincei e ricevette giudizi contrastanti. Nel 1887, il direttore della commissione Beltrami considerò i risultati di Ricci Curbastro come un lavoro di elaborazione preparatoria, mentre nel 1901 Luigi Bianchi li definì addirittura “non indispensabili”. Di tutt’altro parere sarà Albert Einstein, che, a partire dal 1912, trova nel calcolo differenziale assoluto la chiave di volta dei suoi studi, consentendogli di mettere a punto la sua teoria della relatività generale.
Il fisico di Ulma, divenuto presto il genio per eccellenza, riconosciuto in tutto il mondo, non dimenticò il debito verso altri grandi matematici (Riemann, Gauss…), ma anche verso l’inventore del “tensore di Ricci”: per questo, quando venne in Italia, decise di andarlo a trovare a Padova, il 27 ottobre 1921. Non sono state trovate testimonianze fotografiche dell’incontro tra i due, ma pare che Einstein, parlando in italiano, abbia pronunciato un elogio di Ricci Curbastro, ringraziandolo e invitando la platea a riconoscere il suo merito.
Non poteva mancare, a coronamento dell’iniziativa, il contributo della musica con l’esecuzione per piano e violoncello di una fuga scritta per l’occasione da Emanuele Bergamaschi, sul tema E = mc2 la celebre formula di Einstein. Al termine dei lavori, i discendenti vinicoli del matematico hanno messo a disposizione dei partecipanti un ricco aperitivo a base di vini della Franciacorta.
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