Il vino trasformato in un "prodotto eco sostenibile". È l'obiettivo del ministro dell'Ambiente Corrado Clini che lo scorso 24 settembre, a Palermo, ha presentato il progetto per la valutazione della sostenibilità nella produzione vitivinicola italiana. «Stiamo sperimentando l'applicazione di metodologie per fare in modo che il vino diventi un prodotto eco sostenibile e che diventi un marchio da sperimentare sul mercato per identificare poi un marchio di qualità», ha spiegato il ministro.
Al progetto collaborano anche le Università di Perugia e di Torino e la sede piacentina dell’Università Cattolica, con il centro di ricerca Opera - European Observatory on PEsticide Risk Analysis - e numerosi partner aziendali. Un network di aziende che si è accordato con il ministero dell'Ambiente per un programma il cui intento è sperimentare, in Italia, una metodologia produttiva certificata per ridurre i consumi energetici legati al processo produttivo del vino, valorizzando il concetto di vitivinicoltura per la difesa dell'ambiente. Tra queste figurano Castello di Monte Vibiano Vecchio, Fratelli Ganci, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Planeta, Tasca D'Almerita e Venica&Venica.
«La rivoluzione del progetto - ha spiegato Clini - è raccogliere ciò che oggi è frammentato. In Europa – ha continuato il ministro – si stanno facendo sperimentazioni in Francia e in Spagna per individuare un protocollo che sia poi utilizzabile da altre aziende ma al momento non esiste ancora nulla di simile. Siamo convinti che non esista conflitto tra impresa e ambiente. Sono due facce della stessa medaglia e le aziende italiane devono essere protagoniste di questo cambiamento». «È una grande opportunità per le nostre aziende - ha concluso Clini - perché nei mercati internazionali esiste una forte richiesta di certificazione di qualità ambientale, soprattutto per i prodotti di alto livello».