Forse non tutti sanno che il termine secolarizzazione, entrato nel linguaggio giuridico durante le trattative per la pace di Vestfalia (1648), fu adottato dal diritto canonico per indicare il ritorno alla vita laica da parte di membri del clero. Da qui è passato a indicare il processo di progressiva autonomizzazione delle istituzioni politico-sociali e della vita culturale dall’influenza della religione e della Chiesa, diventando uno dei tratti salienti della modernità. È stato un processo di emancipazione della società civile o piuttosto un percorso verso il puro nichilismo? Secondo il teologo anglicano John Milbank, fondatore del movimento Radical Orthodoxy, oggi è arrivato il momento in cui la teologia deve reagire al nichilismo superandolo e riappropriandosi del suo positivo ruolo nella società.
Il suo pensiero è stato rielaborato e proposto, per la prima volta in una monografia, da Marco Salvioli (nella foto a destra), docente di Antropologia filosofica e Teologia fondamentale nello Studio filosofico domenicano di Bologna e di Teologia nell’Università Cattolica, nel libro L’invenzione del secolare. Post-modernità e donazione in John Milbank (Vita e Pensiero). Il volume è stato presentato mercoledì 22 gennaio in Università Cattolica nel corso dell’incontro promosso dal Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, diretto da Evandro Botto, in collaborazione con il dipartimento di Filosofia, diretto da Massimo Marassi, a cui hanno partecipato PierAngelo Sequeri, preside della facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, Giuseppe Barzaghi, professore di Teologia fondamentale e dogmatica della facoltà teologica dell’Emilia-Romagna, e Francesco Botturi, prorettore e docente di Filosofia morale del nostro ateneo, con il coordinamento di Alessandra Gerolin, docente di Storia della filosofia dell’Università Cattolica.
Un dibattito vivace in cui Botturi (nella foto a sinistra) ha sottolineato la deriva del concetto di libertà nella società contemporanea, parlando di “fondamentalismo libertario”, che forma con il fondamentalismo religioso una sorta di dittico: «Assistiamo all’accadere ossessivo della libertà. L’unico valore che oggi si difende è la libertà di scelta; qualsiasi cosa, ma non la libertà. Dunque la libertà di scelta di qualunque cosa», ha chiosato Botturi, che ha portato l’esempio del politically correct: «È un neutrale accadere, vuol dire gestire le differenze senza che vi sia mai novità, è una neutralizzazione dell’identità. E penso anche alla riforma universitaria: quale riforma è possibile se l’universus non esiste più?» E ancora: «Quale strategia culturale viene fuori da tutto questo?».
Secondo Sequeri (nella foto a destra) Milbank ha il coraggio di svolgere il compito che si è dato, evitando la contrapposizione di metodo tra teologia e filosofia. Infatti il teologo anglicano non parla di “filosofia della religione” e nemmeno di una “teologia filosofica”, ma considera la totalità della filosofia, non solo la sua applicazione. Milbank, secondo Sequeri, mette in evidenza come l’invenzione del secolare sia di per sé “negativa”: l’umanesimo laico ha creduto di potersi separare dalla religione semplicemente disossando un sistema. Tutto ciò che è separato dal teologico è buono? Se così fosse oggi non ci troveremmo di fronte a una crisi mondiale: «Dalla scissione rimane il negativo teologico», restano nodi da sciogliere, nodi che stanno alla base del nostro vivere, e per farlo bisogna andare all’origine del sistema, alla teologia: solo in termini teologici molte delle categorie del moderno hanno potuto essere pensate e, se distacco vi è stato, è da interpretarsi come deviazione culturalmente eretica o apostatica.
L’affermazione della visione teologica della storia e della realtà ontologica come alternativa al mainstream della cultura moderna e del pensiero postmoderno è una sfida contro-corrente rispetto al “liberalismo” diffuso. È una scelta che pone al centro del nuovo sistema il dono, per un “socialismo della grazia”, come lo chiama Milbank, che diventi un’alternativa percorribile rispetto al modello liberal-capitalistico che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti.