Tratto dal romanzo di uno degli autori francesi contemporanei più letti al mondo, Eric Emmanuel Schmitt, lo spettacolo “Il vangelo secondo Pilato” è stato portato in scena il 1° marzo in aula Bontadini per iniziativa dal Laboratorio di drammaturgia antica e dalla Compagnia “La congiura dei poeti”.
Interpretato da Christian Poggioni il dramma di Ponzio Pilato al cospetto del mistero è rivissuto di fronte a un numeroso pubblico che per due ore ha silenziosamente assistito al dilemma del prefetto romano di Galilea che cerca di ricostruire in modo razionale, assieme al suo scriba, la scomparsa di Gesù il Nazareno e la notizia della sua resurrezione, al cospetto di molti testimoni.
Grazie a una scenografia minimalista ed essenziale è stato sviscerato il tentativo di Pilato di impadronirsi del cadavere per evitare malumori da Roma nonché una possibile strumentalizzazione del trafugamento della salma da parte del Sinedrio e di Erode. Ma con l’incedere di continue testimonianze dirette si assiste al progressivo sgretolamento della certezza di Pilato sulla morte di Jeshua e sull’impossibilità di una sua resurrezione.
Pilato s’interroga, cerca di negare l’evidenza di fatti e racconti. È un crescendo che culmina nella testimonianza della sua amata moglie Claudia: «Pilato, tra le donne sotto la croce, c’era tua moglie».
Ma c’è un prima e un dopo. Nel racconto di Pilato e, curiosamente, anche nella vita di Emmanuel Schmitt. «Dal momento in cui ho creduto in Dio tutto è cambiato», racconta Schmitt della sua vita. E così, anche per Pilato, l’imbattersi in testimoni e fatti gli scuote la coscienza fino a trasformare la sua incredulità in rispetto del mistero. Da romano che sapeva a romano che dubita: è questo il primo passo che il prefetto fa nella direzione della millenaria tradizione cristiana che lo vuole, poi, convertito.