Fanno di sicuro più notizia, ma quelli che arrivano via mare sono solo la minoranza degli immigrati irregolari. «Nel 2008 sono stati salvati e soccorsi sulle coste italiane circa 40mila immigrati clandestini. Un numero che incide solo per l’1% sulla popolazione straniera residente in Italia, pari a 4.3 milioni, e il 10% sul flusso annuale degli immigrati». Parola dell’ammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia Costiera, che sfata il luogo comune secondo cui sono gli sbarchi clandestini sulle coste della Sicilia a incrementare le fila degli irregolari in Italia. L’ammiraglio Pollastrini ha tracciato un quadro preciso dell’immigrazione via mare, analizzandone problematiche operative e giuridiche, nel corso di un incontro dedicato al fenomeno e promosso lo scorso 10 dicembre dalla facoltà di Scienze politiche e dall’omonimo dipartimento dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. A introdurre il professor Massimo de Leonardis, docente di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali e direttore del dipartimento di Scienze Politiche.
Nel corso della sua lezione l’ammiraglio Pollastrini, ha segnalato, come nel 2009 si è verificata una diminuzione progressiva rispetto all’anno precedente dei flussi migratori via mare. Quest’anno, infatti, i migranti soccorsi sono stati 9.108, le unità sequestrate 52 e quelle intercettate 94 contro i 34.827 migranti soccorsi nel 2008, le 228 unità sequestrate e le 473 intercettate. Risultati che sono stati raggiunti anche in virtù degli accordi bilaterali che l’Italia ha siglato con l’Algeria e la Libia. «Da maggio in poi, mese in cui è stata sottoscritta l’intesa con il governo libico – ha detto l’ammiraglio Pollastrini – c’è stato un sostanziale decremento degli immigrati che tentavano di raggiungere illegalmente le nostre coste: da circa 35.000 persone soccorse nel 2008 si è passati a meno di 10.000 soccorse nel 2009. La cooperazione fra i due paesi ha ridotto a poche centinaia di unità il flusso migratorio proveniente dalle coste libiche, tanto da far registrare un calo di circa l’85%».
Tuttavia, il fenomeno non è cessato. Altri canali d’ingresso si sono aperti, come quello dalla Turchia e dalla Grecia. Alcuni dati dell’operazione Poseidon, condotta sotto la guida dall’Agenzia europea Frontex per contrastare i flussi di irregolari provenienti dal mar Egeo, la dicono lunga su quanto ormai sia rilevante quest’area marittima. Se, infatti, nel 2008 le unità controllate sono state 246, i soccorsi 325 e gli scafisti arrestati 5, nel 2009, invece, si è passati a 669 unità controllate, 244 soccorsi 160 arresti. In ogni caso negli ultimi anni c’è una maggiore collaborazione da parte paesi europei di condividere soluzioni comuni in materia di gestione delle frontiere. Anche se non tutti gli stati offrono il medesimo contributo. «È il caso di Malta - ha precisato l’ammiraglio Pollastrini - che ha dichiarato una zona più ampia rispetto alle proprie possibilità d’intervento, probabilmente per questioni economiche. Una posizione che fa ricadere l’obbligo morale d’intervento su altri governi, come quello italiano, creando spesso situazioni di grande imbarazzo». Malta a parte, sono diversi i programmi e i progetti messi a punto dall’Agenzia Frontex per meglio controllare alcune aree marittime. Attività cui l’Italia, e in particolare la Guardia Costiera, dà un grande apporto. Va ricordato che il nostro Paese è stato tra i primi in Europa che ha cercato di definire, mediante l’International Maritime Organization, norme e circolari volte a reprimere e prevenire il fenomeno migratorio via mare, anche in seguito all’emergenza causata all’inizio degli anni Novanta dalla grande ondata di albanesi sulle coste pugliesi. Da questo punto di vista, fondamentale è stata la convenzione di Palermo del 13 dicembre 2000, che per la prima volta ha inquadrato il problema, gettando le basi per l’inizio di un’azione comune della comunità internazionale. «A seguito delle intese bilaterali, grazie al ridislocamento di personale e mezzi, al rafforzamento delle istituzioni democratiche e delle forze di polizia albanesi, al miglioramento delle condizioni di vita, il flusso di migranti diretti in Puglia e provenienti dalla riva opposta dell’Adriatico si è progressivamente ridotto fino a estinguersi», ha osservato l’ammiraglio Pollastrini.
Dal 1992 a oggi la Guardia Costiera ha intercettato 2592 unità, sequestrandone 1600, arrestato 455 persone e soccorso 169.228 clandestini. «Uno sforzo enorme che ha raggiunto il suo apice lo scorso anno - ha sottolineato l’ammiraglio Pollastrini -. La nostra è un’azione di Search and Rescue, ossia di soccorso visto che, nell'assolvimento del compito assegnato, l'azione di contrasto è sempre improntata alla salvaguardia della vita umana e al rispetto della dignità della persona». Resta il fatto che, la particolare configurazione del mare e la difficoltà di interloquire con paesi di culture diverse, rendono l’intervento nei mari alquanto problematico. «Proprio per questo - ha concluso l’ammiraglio - occorre la collaborazione di tutti gli operatori del settore (dagli interpreti del diritto ai mezzi d’informazione) e delle strutture universitarie e di ricerca, perché sia sempre supportata a livello giuridico, scientifico, sociale e culturale la più alta professionalità e capacità d’intervento che il legislatore auspica, e che la pubblica opinione richiede, alle forze operanti sul mare».