Identità e diversità nell’orizzonte educativo. Con questo argomento, che fa parte della sua riflessione di ricerca, l’Università Cattolica ha celebrato Giuseppe Vico in occasione della conclusione della suo percorso accademico. Assistente di ruolo nel 1973, professore associato di pedagogia speciale nel 1983, dal 1987 professore ordinario di Pedagogia generale all'Università di Trieste, dal 1990 professore ordinario di Pedagogia generale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato preside della facoltà di Scienze della formazione dal 1992 al 2002 e direttore del dipartimento di Pedagogia dal primo novembre 2008.
E proprio la “sua” facoltà e il dipartimento, insieme al Centro studi e ricerche sul disagio e sulle povertà educative, hanno promosso una tavola rotonda cui hanno partecipato illustri docenti. Tra i relatori, il suo allievo Luigi D’Alonzo, Giuseppe Bertagna dell’Università degli Studi di Bergamo, Luigi Pati, pedagogista della sede bresciana, e Carla Xodo dell’Università degli Studi di Padova. Dopo i loro interventi, la parola è passata allo stesso Vico che, davanti a una platea di studenti, ex studenti e colleghi docenti, ha ripercorso la sua attività all’interno dell’università.
«Voglio ringraziare tutti, oggi, per avermi accompagnato in questo lungo percorso fin qui – ha detto visibilmente commosso – ieri sera ho trovato il mio tesserino da matricola che risaliva al 1962, sono passati quarantacinque anni e sono ancora qui. Ho trascorso dei decenni all’università, molto belli, anche pesanti, in mezzo a tante persone che mi hanno aiutato. Ora che questo percorso si chiude – ha aggiunto– sento di voler rivolgere la mia attenzione all’istituzione, all’Università Cattolica. Quando si entra nei chiostri al mattino, si sente un senso di protezione: c’è un fenomenologia spirituale qui che ormai è parte di noi, è uno stile di vita. La mia gratitudine va proprio all’università perché in dieci anni di presidenza ho imparato come funzionano le istituzioni e ho capito che è sempre necessario creare una convergenza, cercare unità. E poi sento di dover ringraziare anche gli studenti, una realtà che mi ha sollecitato e da cui ho imparato tanto. Forse hanno dato più loro a me di quanto io abbia dato a loro. Grazie a tutti, al rettore, al preside, ai colleghi del dipartimento e al personale».
A rendere omaggio a Giuseppe Vico c'era anche don Antonio Mazzi fondatore della comunità Exodus che ha elogiato Vico soprattutto per la sua capacità ermeneutica di cogliere i problemi, una capacità rara soprattutto nel campo del disagio e delle povertà educative. Il popolare parroco ha poi ricordato il progetto “Educatori senza frontiere” che li ha visti entrambi impegnati nel tentativo di dare una speranza alle popolazioni del terzo mondo. Luigi D'Alonzo ha invece ricordato come «il cammino di Giuseppe Vico verso la pedagogia generale merita attenzione ed è simile a quello intrapreso da altri grandi pedagogisti che hanno saputo e voluto spaziare dagli interessi particolari della pedagogia speciale a quelli più basilari di una pedagogia generale che si pone come discorso sull’intero educativo.
La conclusione della mattinata è stata affidata al pedagogista Giuseppe Mari che ha ringraziato il professor Vico per il suo lavoro instancabile e per essere stato la guida di tanti studenti, oltre che la sua. Negli occhi dei tanti ragazzi che hanno riempito la cripta di largo Gemelli si leggeva ammirazione e affetto. Tanto che alcuni di loro gli hanno dedicato una pagina su Facebook. Il nome del gruppo? “Quelli che sono fieri di aver avuto come professore Giuseppe Vico il mito!!”