Il 30 novembre si è celebrata la giornata mondiale contro la pena di morte. Pochi giorni dopo, il 3 dicembre, la cattedra di Storia contemporanea del professor Agostino Giovagnoli ha ospitato in aula Bausola della sede di Milano dell’Università Cattolica una lezione aperta sul tema della pena capitale.
Un evento speciale grazie alla testimonianza di Joaquin José Martinez che, dopo essere rimasto per tre anni nel braccio della morte negli Stati Uniti, nel 2000 è stato riconosciuto innocente e scarcerato. Joaquin Martinez ha raccontato, oltre alla propria eloquente vicenda, anche la voce di Franklin, divenuto suo amico in un luogo in cui non sembrerebbe esserci spazio per sentimenti, e morto di cancro dopo venti anni di detenzione nel braccio della morte.
La conferenza è stata introdotta dal professor Riccardo Mauri, referente per la città di Milano della campagna “cities for life” promossa in tutto il mondo da diverse associazioni, tra cui la Comunità di Sant’Egidio. Un’iniziativa che mira a raccogliere firme per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Ci sono, infatti, ancora oggi non pochi Stati nella quale la pena capitale è legalmente applicata, come la Cina e gli Stati Uniti d’America.
In seguito alla testimonianza di Joaquin Martinez, circa cinquanta studenti dell’Università Cattolica di Milano hanno firmato l’appello per dare concreta applicazione alla risoluzione votata dall’assemblea generale dell’Onu il 18 dicembre 2007, intitolata “Moratoria sull’uso della pena di morte” e finalizzata alla sospensione di fatto o all’abolizione in tutto il mondo. «Anch’io credevo che la pena di morte fosse giusta - ha affermato Joaquin Martinez -. Ma ora ho capito che la vera giustizia non può richiedere la morte».