Ha presieduto il conclave del 2013 e, per primo, ha ricevuto l’accettazione dell’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco. Al cardinal Giovanni Battista Re, primo porporato ad aver rivolto la parola al neoeletto pontefice, è spettato, infatti, il compito di chiedere al cardinal Bergoglio che nome avesse scelto per il suo pontificato rivolgendogli in latino la domanda: “Come vuoi essere chiamato?”.
Il 18 marzo, il cardinale ha tenuto nella sede di Piacenza una Lectio magistralis su “L’organizzazione centrale della Chiesa cattolica”, per iniziativa del dipartimento di Scienze giuridiche e dal corso di laurea in Giurisprudenza di Piacenza.
«La Chiesa è l’unica realtà veramente globale e la sua struttura si è sempre commisurata ai tempi; così sarà con le riforme volute da Papa Francesco, per attuare le quali, in modo appropriato e bene, occorre il tempo adeguato - ha detto il cardinale -. Per ora il Papa ha creato un Segretariato per coordinare e controllare gli aspetti economici e le finanze. Prima ne facevano parte tante diverse e autonome realtà che continueranno a rimanere indipendenti, ma saranno vigilate e coordinate. Per tutto il resto stiamo lavorando indefessamente». Vede in questo modo il Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e Presidente emerito della Pontificia Commissione per l'America Latina la riforma in atto nella Curia romana.
«I compiti della Chiesa sono spirituali, una strada che porta al cielo, ma è anche un’organizzazione complessa e per il futuro necessita di decisioni importanti. L’elezione del cardinal Bergoglio - ha detto Re (nella foto con i professori Chizzoniti e Fumagalli Carulli) - è stata una sorpresa, come se lo Spirito Santo avesse, come qualcuno ha commentato, preso in contropiede i giornalisti». Ma la sorpresa ancora più grande è l’attività che ha svolto in questi mesi e soprattutto l’impostazione che ha dato con il suo stile». «Ha portato aria nuova nella Chiesa. E ha suscitato grande simpatia sia per la sua spiritualità che per la sua umanità". Il Papa, ha confermato il cardinale, è "molto umano", «attento alle persone nella sofferenza e nel bisogno». «Poi è un uomo intelligente, un uomo che corrisponde alle esigenze di oggi, un Papa che è nella linea del nostro tempo».
«Lo Spirito Santo ci ha aiutato a trovarci d’accordo su questo nome. Come sempre, perché ogni periodo ha avuto un Papa giusto. Io ho partecipato a due conclavi - ha continuato il cardinale - e ho sempre sentito fortemente la responsabilità di collaborare con gli altri cardinali per trovare il Papa che andasse bene per il suo tempo. Papa Roncalli, privo di paure grazie alla sua fiducia in Dio e negli uomini, fu l’uomo giusto per aprire il Concilio Vaticano II. Papa Paolo VI, con la sua immensa preparazione teologica, ha guidato il Concilio nel rispetto della volontà dei Padri, intervenendo dove era necessario. Perché potesse arrivare un Papa polacco, ci voleva un italiano, Giovanni Paolo, che stesse sul soglio pontificio 33 giorni. La grande figura di Giovanni Paolo II, grande Papa e grande Santo, ha guidato la Chiesa da un millennio all’altro. Per succedere una figura così ci voleva un intellettuale come Benedetto XVI. Per il nostro tempo il Papa che va bene è Francesco. Che ha cominciato la riforma con il suo stesso stile di vita».