Riscoprire la centralità della Parola di Dio per esserne testimoni viventi e credibili. Ma anche rinnovare la fede nella Sacra Scrittura. Tutto ciò per dare vita a una nuova evangelizzazione che risponda alla sfida del relativismo. Questo in sintesi il messaggio rivolto all’Università Cattolica dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, nel corso della sua prolusione pronunciata, alla presenza del rettore Lorenzo Ornaghi e dell’Assistente ecclesiastico generale monsignor Sergio Lanza, lo scorso 2 marzo in un’aula Magna gremita di studenti accorsi per assistere all’inaugurazione dei corsi di Teologia dell’Ateneo. Una lezione che, come evoca il titolo “La Parola del Signore rimane in eterno”, è soprattutto un invito a riscoprire il messaggio di Benedetto XVI nell’esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, che raccoglie, a due anni di distanza, le riflessioni e le proposte emerse dal Sinodo dei Vescovi svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2008 sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”.
Un documento che, per il cardinal Ouellet, rappresenta un’importante tappa nella ricerca di un senso a fronte delle questioni essenziali della vita umana poiché «riafferma la fede della Chiesa nella Parola di Dio e risponde alla sfida del relativismo che mette in questione la verità del cristianesimo». Fede e ragione, ha continuato il prefetto della Congregazione per i vescovi, vi si trovano in armonia poiché, come ci ricorda Benedetto XVI, “la ragione vera è l’amore e l’amore è la ragione vera”. Per questo motivo il cardinal Ouellet ha voluto affrontare il tema della Parola di Dio sotto l’angolatura della razionalità – «tanto cara a Benedetto XVI», ha precisato -, richiamando alla memoria proprio due interventi del Santo Padre. Il primo tenuto dall’allora cardinal Ratzinger alla Sorbona di Parigi nel 1999, nelle vesti di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; il secondo pronunciato introducendo i lavori del Sinodo 2008.
Un intervento il primo, ha precisato Ouellet, in cui il Santo Padre denuncia lo scetticismo dominante contemporaneo che, in nome di una superiorità razionale, mette in questione la visione cristiana. «Questo positivismo scientifico che si esprime in una teoria generale dell’evoluzione – sosteneva Ratzinger – non arriva in fondo a dar ragione del reale e del suo fondamento». Una volta costatato il difetto di razionalità della teoria generale dell’evoluzione, ha osservato Ouellet, Ratzinger concludeva così la sua lezione: «La fede cristiana è, oggi come ieri, l’opzione per la priorità della ragione e del razionale».
Da questo punto di vista, a quarant’anni di distanza dalla costituzione dogmatica Dei Verbum sviluppata nel Concilio Vaticano II, il documento Verbum Domini si inscrive come un’importante tappa, ha osservato il cardinal Ouellet, «nella ricerca di una nuova evangelizzazione che risponda alle sfide delle nostre società secolarizzate, segnate dalla cultura scientifica». Infatti, ha aggiunto, il testo del Santo Padre «apporta una risposta dottrinale, pastorale e missionaria ai problemi attuali di trasmissione della fede agli uomini del nostro tempo, in particolare alle giovani generazioni che hanno assunto in pieno i nuovi linguaggi di internet e del “continente digitale”». Ma un rinnovato ascolto della Parola di Dio, come suggerisce l’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini”, non può prescindere da un rinnovato approccio all’interpretazione della Sacra Scrittura. «Una certa esegesi moderna – ha spiegato il cardinal Ouellet – vorrebbe infatti interpretare scientificamente la scrittura facendo astrazione dalla fede. Una lettura che rimane alla superficie del testo e riduce la Bibbia a un documento del passato». Ecco perché lo sviluppo di un’esegesi teologica riveste un’importanza capitale per il rinnovamento della vita spirituale. «Un’esegesi praticata nella fede, quindi veramente teologica nel suo contenuto e nel suo metodo - ha dichiarato il prefetto della Congregazione per i vescovi - permette di ristabilire l’unità di interpretazione e perciò la confidenza dei fedeli nella Sacra Scrittura, e soprattutto come era accaduto a Sant’Agostino, consente di trovare in lei la risposta alle profonde inquietudini del proprio animo assetato della verità».
Insomma, ha detto il cardinal Ouellet alla comunità universitaria della Cattolica concludendo il suo intervento, «in mezzo a un mondo alla ricerca di senso dobbiamo essere testimoni viventi d’una Parola e soprattutto d’una Presenza». Ma potremo essere “testimoni credibili” solo se lasciamo che lo Spirito Santo riempia il nostro cuore della sua Parola. «Perché – come dice l’Esortazione Verbum Domini – non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza».