La hall del Policlinico “Agostino Gemelli” era affollatissima, lo scorso 7 novembre 2011, all’arrivo di suor Stella Okadar e Paolo Bonolis. La “strana coppia” – lei religiosa originaria della Bosnia e appassionata di cucina, lui istrionico conduttore – ha aperto il nuovo ciclo de “Il cielo nelle stanze”, l’iniziativa promossa dal nosocomio dell’Università Cattolica e dalle librerie Arion già fra il 2010 e il 2011 per far incontrare personalità della cultura e dello spettacolo con i malati e gli operatori ospedalieri, offrendo un’occasione di svago e riflessione anche a chi attraversa giorni di sofferenza e immobilità, grazie al sistema televisivo a circuito chiuso che riprende l’evento e lo trasmette in diretta nei reparti di degenza.
Luciano Onder, suor Stella ha raccontato aspetti intimi e toccanti della sua esistenza: dall’infanzia trascorsa nella realtà «a mosaico» dei Balcani durante gli anni assai duri del socialismo reale, alla precoce vocazione con l’arrivo in Italia, dove ha studiato e poi insegnato lingue germaniche, dedicandosi intanto assiduamente alla scuola del suo ordine, le Francescane di Cristo Re. Ma non ha mancato di presentare anche alcune delle sapide ricette contenute nel libro Quel che passa il convento. Sapori e profumi dall’est (Rai Eri), da lei scritto a seguito della sua partecipazione alla trasmissione “Mattina in famiglia” su Rai Due: «È stata davvero una fortunata combinazione. Infatti penso che il titolo del libro avrebbe dovuto essere Cuoca per caso. In convento, poi, mi rimproverano perché dicono che cucino solo in tv».
Bonolis, pur visibilmente influenzato – «per questo sono venuto al Gemelli e mi sono portato una suora al fianco» –, ha interloquito con brio, confessando di stimare la Okadar soprattutto in quanto persona ricca di cultura e umanità, capace di trasmetterle in modo semplice e diretto. Una dote che ha potuto apprezzare anche conoscendola meglio nel ruolo da lei ricoperto di maestra elementare di uno dei suoi figli. Il presentatore ha poi prestato la propria voce nel leggere con la consueta verve alcune pagine del libro, illustrando fra l’altro la preparazione della popara (pan bagnato al formaggio) e della pita krompiraca (sfoglia di patate). Cibi la cui estrema essenzialità è stata volutamente sottolineata da suor Stella, interessata a spiegare come nella sua nazione i pasti costituiscano ancora momenti importanti di calore familiare, non concentrati su elaborazioni e sovrapposizioni di gusto, bensì attenti al rispetto della natura, del ritmo delle stagioni, degli uomini stessi: «Da sempre noi usiamo quelli che oggi si chiamano “ingredienti a km 0” e impieghiamo il tempo necessario alla cottura, cioè quello che la terra e il fuoco ci donano spontaneamente. In questo colgo una significativa affinità tra il messaggio di san Francesco e questo tipo di cucina, che forse qui si è un po’ perso».
Un confronto suggestivo, quello fra il Bel Paese e la Bosnia, di cui molto si è congratulato anche l’ambasciatore bosniaco in Italia, presente all’incontro insieme con il direttore dell’editrice Rai Eri. Suor Stella, in certo modo emblema della riuscita fusione tra le due storiche tradizioni balcanica e mediterranea, ha offerto in conclusione a tutti gli intervenuti un piccolo assaggio di dolci preparati da lei stessa e dalle consorelle. Per l’edizione 2011/2012 de “Il cielo nelle stanze” un gustoso inizio, senza dubbio.