Come è cambiato il Patto Atlantico dopo il vertice di Lisbona? Ha ancora senso parlare di Nato, anche dopo le tensioni interne alla coalizione internazionale sulla gestione della missione “Odissea all’alba”? A sciogliere ogni dubbio sul futuro della Nato e sul suo stato di salute è stato il vice segretario Generale, l’ambasciatore Claudio Bisogniero: «Per oltre sessant’anni l’Alleanza Atlantica ha garantito la sicurezza internazionale e, ancora oggi, mostra di essere un attore importante nello scenario globale, capace di proiettare a distanza le sue forze militari in caso di situazioni di crisi. La missione in Libia ne è una dimostrazione». Bisogniero è intervenuto lo scorso 7 aprile, in una Cripta Aula Magna gremita di studenti, al convegno di studio “L’evoluzione militare della Nato alla luce del nuovo Concetto Strategico”, promosso congiuntamente dalla facoltà di Scienze politiche e dall’omonimo dipartimento, diretto da Massimo de Leonardis, docente di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali. «A prescindere dalle polemiche, penso che la Nato si sia mossa con rapidità, sempre nel pieno rispetto della risoluzione 1973 dell’Onu – ha aggiunto l’ambasciatore Bisogniero – . Sul campo stiamo ottenendo risultati, cercando di lavorare in sinergia con le forze militari extra-Nato per impedire che l’intervento venga interpretato come ingerenza occidentale. Continueremo la nostra attività lungo questa direzione, cercando di evitare di colpire vittime innocenti. Ma auspichiamo che la soluzione della questione libica non sia lasciata unicamente all’azione militare e che, quanto prima, vi sia una soluzione politica».
Tuttavia, al centro del dibattito sono state soprattutto le novità introdotte dal nuovo documento strategico varato al vertice di Lisbona del novembre 2010. A intervenire sul tema numerosi relatori - accademici, diplomatici e militari - che, in posizioni di responsabilità operativa o come studiosi, da tempo dedicano la loro attenzione alle problematiche della Nato. Fra questi, insieme all’ambasciatore Bisogniero e al professor de Leonardis, ne hanno discusso il comandante militare Esercito Lombardia, generale di Brigata Camillo De Milato, l’ambasciatore Giancarlo Aragona, membro del gruppo di esperti per l’elaborazione del Nuovo concetto strategico, e il professor AntonGiulio de’ Robertis, docente di Relazioni internazionali all’Università di Bari e vicepresidente del Comitato Atlantico Italiano, l’ammiraglio Ferdinando Sanfelice Di Monteforte, già rappresentate militare italiano presso i Comitati militari della Nato e dell’Ue, e Gian Marco Chiarini, comandante Nato Rapid Deployable Corps – IT.
«Il mondo è cambiato. Le sfide della sicurezza internazionale stanno cambiando. La Nato deve cambiare. Efficacia, impegno ed efficienza: sono queste le linee guida che ispirano il nuovo Concetto Strategico», ha spiegato il vice segretario dell’Alleanza Atlantica, che ne ha illustrato i punti salienti. Concretamente, durante l’incontro a Lisbona, i 28 membri dell’Alleanza hanno messo a punto disegni comuni sull’organizzazione interna della Nato (i comandi operativi passano da 13 a 6), vale a dire la difesa missilistica, la lotta agli attacchi informatici e il disarmo atomico: «Sulle armi nucleari la Nato segue la posizione riformatrice di Barack Obama – ha detto l’ambasciatore Bisogniero –. Tuttavia, fino a quando esisteranno dispositivi bellici di questo tipo sparsi per il mondo, l’Alleanza dovrà disporre di una capacità di deterrenza analoga».
Un valore particolare è stato assunto dal progetto di difesa missilistica, promosso in partnership con la Federazione Russa. Una collaborazione storica, che rivela il proposito di apertura e dialogo della Nato rinnovato a Lisbona: «Esiste una reale minaccia, destinata a crescere nei prossimi anni, anche perché vi sono circa una trentina di paesi che stanno sviluppando una capacità missilistica – ha chiarito Bisogniero –. Dal 2005 la Nato sta lavorando a un progetto di difesa di teatro che una volta terminato (si parla del 2014) sarà in grado di difendere tutto il territorio europeo. Va però sottolineato che ogni crisi deve essere affrontata su più fronti. Non basta l’approccio militare, sono necessari anche percorsi politici, economici e istituzionali». Un modus operandi che forze armate e funzionari italiani svolgono con particolare attenzione: «La cultura del nostro Paese ha sempre puntato sulla visione di insieme – ha ricordato il generale Camillo De Milato – la strategia del comprehensive approach, che ora è dottrina Nato, è stata sviluppata proprio in Italia».