Lo scrittore cammina in una giungla che non compare nemmeno sulle mappe, come un antico esploratore in una terra sconosciuta: tutto quello che trova sul suo cammino deve essere analizzato, descritto nominato per la prima volta, perché prima di lui nessuno lo ha avvistato o catalogato. È questo il filo rosso che attraversa tutte le opere di Andrea De Carlo, l’autore di Treno di panna e Due di due, ospite lo scorso 8 febbraio del corso di alta formazione in Scrittura Creativa: testo critico, poetico e narrativo (racconto e romanzo).
All’incontro, presentato dalla coordinatrice del corso Giuliana Grimaldi, hanno partecipato anche i docenti del corso Michele Di Pasquale e Giuseppe Lupo. Ed è stato proprio quest’ultimo, anch’egli scrittore, a introdurre il prestigioso ospite. De Carlo ha presentato il suo ultimo lavoro, il romanzo Leielui, edito da Bompiani, e ha presentato, confrontandosi con gli studenti che aspirano a fare della scrittura il proprio lavoro, la sua visione di letteratura.
La sua storia ha inizio a Milano, nella casa paterna spesso frequentata dall’amico di famiglia Elio Vittorini; una casa dove non c’era la televisione e dove la “noia” ha spinto il giovane autore a nutrirsi di libri e a coltivare la propria immaginazione. Avvicinatosi alla scrittura fin da quando frequentava il liceo Berchet, quando sentiva il bisogno di annotare ciò che sentiva e viveva, nel 1981, all’età di trent’anni pubblica il suo primo romanzo, Treno di panna, edito da Einaudi e tenuto a battesimo da Italo Calvino che ne aveva colto l’acutezza dello sguardo e la capacità di afferrare lo stato d’animo di una generazione che si trovava a fare i conti con gli anni ’70, momento buio in cui la letteratura non ideologica aveva rischiato di essere messa all’angolo.
Una carriera trentennale che ha prodotto sedici romanzi. Un lavoro i cui ingredienti principali sono l’ispirazione (definita come la luce che colpisce e consegna idee), e la pratica della lingua, che permette ai pensieri di prendere forma e non andare perduti. «Il possesso dello strumento della lingua è basilare per uno scrittore - afferma De Carlo - e va coltivato con l’esperienza della vita».
Un esercizio che egli affronta in modo interdisciplinare, interessandosi ad altri linguaggi artistici, come il cinema, la musica e la fotografia, materie con cui si è cimentato nel corso della propria carriera, senza dimenticare il posto speciale che la scrittura occupa nella sua vita. L’autore ha mostrato agli studenti e aspiranti romanzieri come l’istinto vada sempre preservato durante il lavoro ma, allo stesso tempo, disciplinato per non perdere di vista il viaggio che si è deciso di intraprendere, che può comunque riservare sorprese e scoperte di nuovi orizzonti.