Un modo nuovo di fare ricerca su Tv, radio e musica pop: non più analisi nazionali delle vicende e delle storie dei singoli media ma studi che superino i confini, nella prospettiva della comparazione sovrannazionale. Anche perché quei mezzi sono stati tra i protagonisti del fenomeno della globalizzazione. Come ha cercato di dimostrare il convegno internazionale "Transnational Mediascapes: Sound and Vision in Europe promosso e ospitato in largo Gemelli.
Da un lato i media come la televisione si sono certamente sviluppati entro i confini dei singoli Paesi, presentando caratteristiche peculiari e "nation-specific" e contribuendo con decisione all'edificazione di comunità nazionali. Ma, d'altra parte, gli stessi media sono, e sono stati, agenti di progressiva globalizzazione. Oggi i mercati dei contenuti mediali sono sempre più sovrannazionali: si pensi, per esempio, alla circolazione globale dei format in radio e televisione. D'altra parte, gli stessi format televisivi richiedono gradi di adattamento o "localizzazione" nazionale. Per altri versi, la canzone pop è un materiale che quasi costitutivamente attraversa i confini di vari media e può superare le frontiere: dagli albori del rock'n'roll fino ai fenomeni globali contemporanei, la musica segue percorsi di circolazione che toccano (e ibridano) lingue, culture e nazioni differenti.
«I media sono oggi, e lo sono stati anche nel corso della loro storia iniziata nel secolo scorso, un importante agente di globalizzazione» spiega Aldo Grasso, professore di Storia della Televisione nell'ateneo. «Flussi transnazionali - di professionalità e competenze, di prodotti e beni simbolici - hanno caratterizzato da sempre la storia dei media. Ma i media sono stati per lo più studiati in prospettiva "parcellizzante": storie di singoli media, storie soprattutto nazionali. Una delle tendenze più forti che oggi gli studi sui media sentono è quella di allargare la loro prospettiva: cogliere le connessioni che collegano i diversi media (oggi, in particolare, in epoca di "convergenza") ma soprattutto spingersi sempre di più sul terreno della comparazione sovranazionale, per cogliere quanto ciascuno medium, e il sistema dei media in generale, sia connesso con i sistemi dei media di altri paesi».
Un caso specifico, di cui si è parlato, è quello del servizio pubblico: una "storia comune europea", che affonda le sue radici nel modello formulato dalla Bbc degli anni Venti, ispiratore degli altri casi nazionali. In realtà, a uno sguardo più attento, si può scoprire che la storia dei servizi pubblici europei è tutt'altro che omogenea, ed è un territorio ancora tutto da esplorare. Dietro a una serie di ideali comuni e condivisi, i servizi pubblici nazionali in Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Spagna hanno avuto caratteristiche e destini molto diversi e peculiari. Nel corso della loro evoluzione, si sono presentati problemi simili, ma sono state anche individuate soluzioni differenti. E oggi? Quali sfide attendono i servizi pubblici televisivi? C'è ancora spazio per un loro ruolo d'indirizzo nel mutato scenario televisivo e mediale?
Un tema che è stato affrontato da uno dei massimi esperti del settore, Jerome Bourdon, di Tel Aviv University, Israele, che ha affrontato proprio il tema di come il servizio pubblico televisivo è stato pensato in diversi Paesi europei. John Ellis, della University of London, ha analizzato in che modo l'archiviazione della televisione può essere sviluppata grazie ai nuovi strumenti tecnologici e digitali. Wolfgang Mühl-Benninghaus, dell'Università Humboldt di Berlino, si è occupato delle tradizioni e delle innovazioni nel complesso rapporto tra il cinema tedesco e la popular music. Mentre Andreas Fickers, dell'Universiteit Maastricht, ha raccontato come radio e transistor abbiano contributo a dare forma a uno spazio transnazionale di broadcasting musicale. Infine, Franco Fabbri, dell'Università di Torino, è intervenuto sull'importante ruolo dell'alta fedeltà musicale, l'hi-fi, al centro di compromessi e riscoperte nel contesto digitale. Il comitato scientifico che ha organizzato il convegno era composto dai professori dell'Università Cattolica: Aldo Grasso, Ruggero Eugeni, Elena Mosconi, Massimo Locatelli e Massimo Scaglioni.