Il Nobel per la Medicina 2011 è andato ai pionieri del sistema immunitario: l'americano Bruce Beutler, 54 anni, il lussemburghese Jules Hoffmann, 70 anni, e il canadese Ralph Steinman, 68 anni, morto venerdì scorso dopo una lunga malattia, sono stati premiati per il contributo rivoluzionario che hanno dato alla comprensione delle difese dell'organismo. Le loro ricerche hanno permesso di chiarire come funziona il sistema immunitario, dalle prime linee di difesa che entrano in gioco non appena si presenta una minaccia esterna, alle cellule che entrano in azione successivamente per cacciare gli intrusi e che aiutano il sistema immunitario a ''ricordare'' quali sono i suoi nemici.
Vaccinare l'organismo "contro se stesso", impedire cioè che il sistema immunitario impazzito distrugga cellule sane provocando effetti devastanti, patologie come la sclerosi multipla o l'artrite reumatoide. Questo l'obiettivo reso possibile dalle scoperte di Beutler, Hoffmann e Steinmen, secondo Gianfranco Ferraccioli, docente di Reumatologia alla sede di Roma dell'Università Cattolica. In particolare, ha ricordato Ferraccioli, «Beutler ha isolato il Tumor necrosis factor (TNF), una delle molecole principali responsabili dell'infiammazione, specialmente nelle artriti, ed è riuscito a immaginare le contromisure, cioè molecole ricombinanti dove il recettore può essere collegato con l'anticorpo umano trasformato: questo ha già portato a un farmaco che funziona in maniera eccellente contro artrite reumatoide e psoriasi». Steinmen invece «si è occupato del passo successivo, ossia quando si innesca una malattia cronica autoimmune, scoprendo le cellule dendritiche responsabili di questo meccanismo». Aprendo nuovi orizzonti per il vaccino contro le malattie autoimmuni: «Mentre prima si combattevano solo sopprimendo il sistema immunitario, oggi sappiamo come stimolarlo per produrre molecole utili a interrompere il processo infiammatorio generato dallo stesso sistema immunitario impazzito. In pratica ci si vaccina contro sé stessi». Secondo il professor Ferraccioli, in futuro potremo avere un vaccino contro la sclerosi multipla, che non è molto lontano, mentre siamo più indietro per artrite reumatoide, cirrosi biliare, colite ulcerosa, e tutte le altre malattie autoimmuni.
«Grazie alle loro scoperte si va verso la realizzazione di vaccini più efficaci», ha commentato Francesco Ria, patologo generale del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma. «Prima dei loro studi - prosegue - si pensava che avessimo due tipi di linee di difesa: una prima, l'infiammazione acuta, che ha il compito di combattere rapidamente, con una reazione molto veloce, batteri, virus, funghi, parassiti, e una seconda linea di difesa (la risposta immune) che arriva più tardi, è più specifica, più precisa e si occupa di eliminare quello che sopravvive alla prima linea di difesa e di prevenire nuove infezione da parte degli stessi agenti: il sistema grazie al quale ci ammaliamo di morbillo una volta sola nella vita».
Si pensava che queste due linee di difesa non comunicassero tra loro, tant'è che fino al loro lavoro gli immunologi si occupavano soltanto della seconda linea di difesa mentre un altro gruppo di persone lavorava sulla prima. In questo quadro, Steinman, ha spiegato ancora il patologo, «ha individuato delle cellule che appartengono alla prima linea di difesa, ma il cui lavoro non è quello di difendere, ma informare la seconda linea comunicandogli chi è arrivato e anche qual è il miglior tipo di difesa, attraverso una serie di segnali». Steinman ha infatti descritto per primo cellule ameboidi simili a polipi (chiamate dendritiche) mentre Beutler e Hoffman hanno scoperto il recettore Lps (Lipopolisaccaride), il componente del sistema immunitario che riconosce i batteri.
«I due scienziati - ha proseguito Ria - hanno individuato le molecole sulle cellule dendriniche che erano in grado di riconoscere un batterio, un virus, e quindi di attivare le cellule stesse. Le due scoperte insomma si integrano magnificamente e la mole di lavoro uscita poi sulle cellule dendriniche e sul toll like receptor è enorme, assolutamente impressionante, ci lavorano tutti in tutto il mondo, sono gli argomenti di ricerca immunologica più grandi». Infine, ha concluso il patologo, «tutti e due i sistemi (cellule dendriniche o toll like receptor) sono dei bersagli: si cerca di manipolarli per ottenere vaccini più efficaci nel caso del cancro e di certi virus».