«L’editoria è uno stato emozionale continuo: chi vi entra con passione non ne esce più. Io ne sono la prova». Passione, del resto, è la parola più ricorrente nella lezione-confessione che Romano Montroni, il libraio più famoso d’Italia, ha regalato il 17 novembre agli studenti di editoria del professor Roberto Cicala, nella sede milanese della Cattolica.
Tra gli scaffali della libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana a Bologna che ha diretto per 40 anni, ha visto sfilare i più importanti intellettuali e uomini politici italiani, ma la sua carriera di “venditore di anime” è cominciata nel ridotto del magazzino. Come racconta nel volume Libraio per caso. Una vita tra autori e lettori (ed.Marsilio), Romano Montroni si è inoltrato del mondo dei libri armato solo di abbondante curiosità: ha conosciuto tardi il piacere di leggere e ha imparato tutto sul campo. «Ho fatto l’università conoscendo scrittori, giornalisti, editori. Il mondo della filiera del libro è entusiasmante e non ha paragoni con altri mestieri. Per tutto ciò che succede nel mondo esiste ed esisterà sempre un libro di riferimento», sia esso un atlante, un romanzo o un saggio di politica.
Decisivo l’incontro con Giangiacomo Feltrinelli, l’editore che introdusse nelle librerie un’idea semplicissima: «Per la prima volta in Italia - dice Montroni - i lettori potevano scegliere i libri da sé accedendo direttamente agli scaffali». Non solo: l’idea che la casa editrice dovesse curare il prodotto-libro dalla scelta del titolo alla vendita al dettaglio, l’attenzione per le collane tascabili, la militanza politica, l’attenzione per i paesi in via di sviluppo, erano le altre rivoluzioni in corso.
Dalla Libreria Feltrinelli, Montroni ha vissuto il ’68 bolognese, gli anni di piombo, la metamorfosi dell’editoria, il calo dei lettori, l’avanzata dei megastore; ma il primo suo comandamento è quello degli esordi: «Dare valore. La questione è tutta qui». Valore come linea di condotta e come obiettivo; valore della tradizione, della qualità, del capitale umano, dell’assortimento.
Supermarket del libro e e-book: sono queste le due bestie nere dell’editoria? Montroni dice un “no” risoluto: «Il formato digitale sarà un integrativo del libro, ma il libro non sparirà. L’e-book sarà uno strumento soprattutto per alcune categorie professionali: penso a ingegneri, architetti e notai. Ma la lettura di un libro è e resterà un’altra cosa. Certo, in viaggio ci porteremo l’e-book, ma a casa avremo ancora le librerie». A proposito delle grandi catene di distribuzione, Montroni risponde dopo aver raccontato la sua partecipazione, dal 2005, alla creazione delle Librerie Coop: «I librai che riconoscono il valore del loro mestiere e sono curiosi verso il mondo non temono la concorrenza e resistono pure all’avanzata dei megastore».
Come scrive Michele Serra nell’introduzione al volume, Montroni è ancora «un Virgilio disposto ad accompagnare» il lettore «lungo i gironi non sempre paradisiaci della produzione culturale […] un bottegaio, un artigiano dell’incontro umano, un ospite e un conversatore»; uno che ti fa sentire «a casa tua perfino in quel luogo complicato, e a volte intimidatorio, che è la cultura».
Secondo il modello Montroni, il libraio è, insomma, un curatore di anime, uno che ti accoglie in libreria sorridendo e consigliandoti il libro che ti cambierà la vita, magari con un semplice post di segnalazione sullo scaffale o una lavagnetta a gessi. «Affidabile come un oste, ma attento come uno psicologo, amichevole ma autorevole, informato ma non spocchioso». Perché, conclude Michele Serra, «il torto peggiore che un libraio può fare al suo cliente è fargli sospettare di essere più colto di lui».