Era il 1948 quando John Ford, noto per Ombre rosse, ma molto meno per essere a capo dell'unità film e fotografia che precedette la nascita della Cia, l'Oss, incaricò Stuart Schulberg di realizzare un documentario del processo di Norimberga. Schulberg insieme al fratello Budd aveva già raccolto nell'estate del ‘45, sottraendoli alle fiamme, filmati e documenti nazisti che sarebbero serviti a supportare i capi d'accusa durante il processo. La mole di testimonianze raccolte, circa 3 milioni di metri di pellicola, venne condensata in un filmato di quattro ore che fu effettivamente proiettato durante il processo, davanti agli occhi dei gerarchi nazisti. Il filmato del processo invece non venne mai distribuito, se non in Germania come parte del piano degli Alleati di de-nazificazione. Non solo, ma su dieci mesi di processo erano state riprese solo 40 ore, come scoprì Stuart Schulberg poche settimane dopo la fine del processo. Perché questo documento storico venne soppresso? Sandra Schulberg, figlia di Stuart e artefice del recupero e della distribuzione della pellicola oggi, individua tre ragioni principali.
«Circa due anni fa abbiamo trovato un documento governativo che proibiva la distribuzione del film negli Stati Uniti, firmato dal nostro segretario dell'esercito Kenneth Rowell - spiega la Schulberg -. C'erano tre principali preoccupazioni a quel tempo. In primo luogo durante il processo, e nel film lo si vede molto chiaramente, americani e sovietici collaborano: quando il film fu ultimato, nel 1948, i sovietici stavano bloccando Berlino; il governo americano era impegnato in una campagna di propaganda del tutto diversa, che persuadesse gli americani che, come riferiva il Washington Post, era tempo di dimenticare i nazisti e concentrarsi sul resto. Il film divenne politicamente scorretto».
La seconda preoccupazione da chi veniva?
Dal Dipartimento di Stato: nel ‘48 e nel ‘49 il piano Marshall era in corso e si temeva che il film, mostrato al grande pubblico da una parte all'altra dell'America, avrebbe ricordato agli americani gli orrori della guerra, i crimini dei nazisti e per estensione, si potrebbe dire, la "colpevolezza" dell'intero popolo tedesco. Si temeva che la crescita di un giudizio negativo all'inclusione della Germania nel piano Marshall e alla sua ricostruzione.
E poi c'era un terzo motivo.
Fa riferimento ai vertici militari. Alcuni si erano opposti al processo di Norimberga perché metteva sotto processo ufficiali e civili insieme. Che non ci fosse un tribunale militare era una grossa preoccupazione in Germania, ma anche per alcuni membri dell'esercito americano. E la preoccupazione non è ancora svanita: è questo il motivo principale per cui l'amministrazione Bush non ha appoggiato la Corte Penale Internazionale: c'è il timore che esponesse gli ufficiali americani ad azioni penali future».
Come è venuta a conoscenza del film?
È sempre stato parte della storia di famiglia, ma ovviamente non è un film che si mostri ai bambini, e così l'ho visto per la prima volta nel 2004. Ero molto coinvolta dal lavoro di mio padre, spesso lo seguivo nei suoi viaggi di lavoro quand'ero poco più che adolescente. Ma Norimberga faceva parte di un passato molto lontano: finché non ho visto la versione tedesca del film in Germania nel 2004. Cercai allora di capire che fine aveva fatto la versione americana e, a poco a poco, scoprii la sua storia. Decisi che un così importante documento storico doveva essere restituito e restaurato. Ma la cosa ha preso molto tempo.
Che effetto ha avuto la visione del film nei paesi dove si stanno ancora scontando crimini di guerra?
Una risposta straordinaria. Sia in Guatemala nel 2010, con più di duemila persone in coda per la proiezione, sia in Argentina nel 2011. A Teheran abbiamo proiettato il film di fronte a una platea internazionale di studenti e docenti di legge, con una risposta straordinaria. Stesso risultato a Pechino. Il film eleva l'importanza del ruolo della legge, il desiderio di giustizia e di responsabilità, che è qualcosa che può valere per i popoli di tutto il pianeta. Specialmente quando si mostra il film a giovani studenti di legge che già hanno sete di questo. Dal film si può vedere la struttura del processo, il procedimento dell'accusa e sentire le parole della difesa. Si sentono gli stessi gerarchi nazisti parlare a propria discolpa, il discorso iniziale del procuratore capo Robert Jackson.
Cosa l'ha colpita studiando gli atti del processo?
Mi ha sorpreso quanto fossero idealistiche le aspettative dei magistrati. Speravano non solo che il processo avrebbe messo fine ai crimini contro l'umanità, ma anche di proibire l'atto stesso di fare la guerra. Può sembrare ingenuo ma è quello che stavano cercando di fare: rendere la guerra illegale. E anche questo è qualcosa contro cui lottiamo ancora oggi.