Il Rettore Lorenzo Ornaghi ha dato avvio all'anno accademico 2009-2010 anche nella sede di Roma. E ha rinnovato anche in questa occasione l'invito già proposto nell'inaugurazione nella sede storica di Milano: serve un nuovo slancio creativo. Proponiamo, di seguito, due ampi passaggi del discorso inaugurale pronunciato dal professor Ornaghi e, in allegato, il testo completo.
Uno slancio creativo anche dalla sede di Roma
«Un rinnovato slancio creativo è necessario e opportuno per la Facoltà di Medicina e chirurgia. Lo è – muovo da un esempio piccolo e al tempo stesso assai significativo – già rispetto alla vere e proprie forche caudine costituite per i giovani da quei test di ammissione alla Facoltà, di cui la maggior parte degli esperti sottolinea, anno dopo anno, lo sconfortante prevalere degli aspetti negativi o problematici su quelli di selezione efficace e imparziale. Non è forse superfluo ricordare che – nel suo ultimo Discorso d’inaugurazione, letto l’8 dicembre 1958 – già Padre Gemelli, proprio commentando il decreto del 4 agosto dello stesso anno, con il quale si istituiva la Facoltà di Medicina in seno all’Università Cattolica, ebbe a rilevare che “è vano chiedere alle nostre conoscenze scientifiche gli strumenti per fare una selezione in modo meccanico e sicuro”, e che bisogna guardarsi “dal trattare i giovani come conigli da esperimento”.
Ma, ancora rispetto ai test di ammissione e al numero ministerialmente e inflessibilmente determinato, c’è da chiedersi se nulla possa davvero essere fatto affinché la nostra Università riesca liberamente ad assolvere uno dei suoi fini istituzionali, e cioè l’iscrizione e l’adeguata formazione di coloro che – suore, preti, laici consacrati – intendono rispondere alla chiamata di esercitare in terra di missione la professione di medico.[…]
Riguardo al Policlinico “A. Gemelli”, a me sembra che l’esigenza di un rinnovato slancio creativo faccia tutt’uno con le possibilità che esso non solo mantenga, ma anche innalzi ulteriormente il suo alto livello di qualità e di reputazione, conseguito in questi decenni grazie all’impegno generoso di molti. Il ‘cuore’ di quelle che si considerano le funzioni specifiche di un Policlinico andrà preservato e potenziato, guardando soprattutto alle tendenze al progressivo invecchiamento della popolazione, all’estendersi delle malattie cronico-degenerative, all’ampliarsi dei rilevamenti tempestivi di quelle cardiovascolari e neoplastiche. Anche sulle più adeguate risposte al crescente bisogno sociale di assistenza domiciliare e residenziale, nonché di cure palliative, dovremo intelligentemente lavorare di anticipo. Il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo, nonostante le tante e persistenti difficoltà economico-finanziarie già evocate, è ben consapevole – e, appena le condizioni lo permetteranno, non mancherà di dimostrarlo concretamente, come già ha fatto di recente – che senza investimenti nel settore dell’edilizia e degli impianti, così come in quello dell’innovazione biomedicale, i robusti fondamenti stessi del Policlinico potrebbero trasformarsi nel breve tempo in argilla. Ma tocca a noi riconoscere, con altrettanta consapevolezza, che lo sviluppo possibile e auspicato del Policlinico non dovrà tradursi soltanto o prevalentemente in un ampliamento di superficie o nell’avanzamento tecnologico dei macchinari. Se così posso dire, il corpo del Policlinico è diventato quella meravigliosa realtà, che esso è, grazie alla sua ‘anima’. Su quest’anima dobbiamo concentrare il rinnovato slancio creativo. E dobbiamo farlo senza aspettare il domani, ma già da oggi, valorizzando il più possibile quelle preziose risorse umane – vere e proprie ‘minoranze creative’ – di cui il personale del Policlinico, già con le sue caposala, tuttora dispone e può darsi vanto.
Un grande slancio creativo riaccende o dà quella speranza, che quasi ognuno sente mancare in questa stagione sempre più internamente corrosa dalla sfiducia. Può riaccendere la speranza in noi. E può accenderla, soprattutto, nei giovani.
L’anima del Policlinico e di questa sede romana è la stessa dell’intera Università Cattolica. Ed ecco perché, allora, l’importanza di un rinnovato e grande slancio creativo deve essere avvertita qui con forza e con responsabilità ancora maggiori di tutte le altre sedi. Qui l’inizio, sognato e realizzato da Padre Agostino Gemelli, è sembrato trovare il suo coronamento. Qui, a Roma, la Facoltà di Medicina e chirurgia e il Policlinico in modo del tutto speciale e impareggiabile rappresentano l’Ateneo dei cattolici italiani, proprio nella città di cui è Vescovo colui che – come Padre Gemelli volle ricordare nel suo testamento del Venerdì Santo del 1954 – sempre sarà «il prediletto del sacro Cuore di Gesù e noi, servendo Lui, serviamo Gesù Cristo e lo facciamo regnare».
Il ruolo e la reputazione della Facoltà di Medicina e chirurgia e del suo Policlinico sono enormemente cresciuti non solo nel Paese e nel mondo, ma anche dentro l’Università Cattolica. I successi o le difficoltà dell’una e dell’altro sono successi e difficoltà dell’intero Ateneo. Le loro virtù, così come – auspicabilmente meno numerosi – i loro vizi, o le manchevolezze e gli errori, immediatamente diventano, e come tali sono diffusamente sentiti, vizi e virtù dell’intera Università di Padre Gemelli. Proprio per questo sono convinto che, quanto più un grande slancio creativo prenderà avvio da questa sede, tanto più ne trarrà giovamento tutta l’Università. Questa ‘parte’ è essenziale e cara all’Ateneo del Sacro Cuore. Lo qualifica in modo del tutto particolare, e ulteriormente lo nobilita. La coscienza di costituire, con queste inimitabili caratteristiche, la ‘parte’ di un ‘tutto’ che le conferisce il senso più autentico e il valore più intangibile, renderà certamente più agevole – ne sono persuaso – il rinnovato slancio creativo, di cui ho a più riprese indicato la necessità e oggi fornito solo alcuni esempi.
Un bilancio per la sede di Roma e per il Policlinico Gemelli
«Nella sede romana dell’Università Cattolica ci sta alacremente procedendo a numerosi interventi di ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi, per esempio nell’Istituto di Anatomia patologica e nell’ex Collegio Joanneum, al fine – in quest’ultimo caso – di meglio corrispondere alle esigenze del numero crescente degli studenti iscritti alla Facoltà di Economia. Proseguiranno gli interventi, massicci e programmati su base pluriennale, di sicurezza e compiuta messa a norma di locali e impianti. Si è altresì proceduto all’estensione dell’impianto di distribuzione e produzione dei fluidi freddi per la climatizzazione dell’ospedale, con l’installazione di un nuovo gruppo di produzione di oltre 1.800 Kw. Ormai realizzata l’infrastruttura di rete wireless nelle principali aree destinate alla didattica, è in fase di implementazione il Sistema gestione segreterie didattica. Mi fa piacere, infine, ricordare che il totale dei posti assegnati per il nuovo anno accademico negli otto collegi è di 470 (206 posti per i quattro collegi maschili, 264 per i quattro femminili).
Della nostra realtà assistenziale, per ora fornisco solo alcuni dati. Policlinico “A. Gemelli” e “Columbus” dispongono di oltre 1.800 posti letto, dispiegando nelle loro attività un ventaglio specialistico quanto mai ricco e sempre più articolato. I ricoveri annui sono oltre 102.000, di cui 34.000 in day hospital; 33.000 sono gli interventi chirurgici e 2.700.000 le prestazioni ambulatoriali. Sono cifre ben note a tutti coloro che qui quotidianamente lavorano. Sono anche cifre, però, che non possono non impressionare per la loro entità. Le ho ricordate solo per rimarcare, ancora una volta, ciò che il grandissimo numero di coloro che chiedono assistenza al nostro Policlinico tocca con mano ogni giorno: e cioè che il nostro servizio non solo è inconfutabilmente pubblico (se la natura e la qualità di ‘pubblico’ onestamente le leggiamo senza stantii e pericolosi pregiudizi ideologici, malamente camuffati con argomentazioni formali e derivazioni burocratiche), ma è anche – insieme, e nel suo significato più nobile – un servizio ‘popolare’. Aggiungo: forse proprio perché, ma certamente anche perché appartenente a una Università non statale (a una ‘autonomia funzionale’, direbbero i nostri migliori giuristi), il Policlinico “A. Gemelli” – pur nel bel mezzo di quel complesso, cui accennavo poco fa, di forze, processi e contrapposizioni politiche, che al momento non riescono ancora a trovare un giusto equilibrio – vanta una provata e riconosciuta efficienza gestionale. E non per caso, tra gli ospedali generali per acuti, si pone al primo posto in Italia quanto a capacità di attrazione di pazienti (19%) che provengono da fuori Regione».
Discorso inaugurale del rettore Lorenzo Ornaghi alla sede di Roma_26 novembre 2009 ( KB)