Quattordici bassorilievi in terracotta dipinta che raccontano la Passione di Cristo. È la Via Crucis dello scultore emiliano Graziano Pompili (nella foto sotto), l’opera sacra che dal mercoledì delle ceneri e fino al 18 aprile resterà esposta nella Cappella del Sacro Cuore dell’Università Cattolica per accompagnare la riflessione nel tempo della Quaresima. L’iniziativa, che ha ricevuto il contributo dei docenti di Storia dell’arte contemporanea Cecilia De Carli e Francesco Tedeschi, è curata dal Centro pastorale, che già da alcuni anni nel periodo quaresimale propone momenti di ascolto e di approfondimento della Parola di Dio, anche attraverso l’incontro e il confronto con la produzione artistica contemporanea. Lo scultore Pompili ha realizzato la sua Via Crucis nel 2003 in occasione della mostra Nove artisti sulla via del sale, promossa dalla Provincia di Cuneo.
«Quando lavoravo alla sua realizzazione ripensavo alle varie rappresentazioni sacre celebrate in campagna cui avevo assistito durante la mia infanzia», ha affermato Pompili durante la presentazione delle quattordici stazioni alla comunità universitaria. «L’uso della terracotta - ha aggiunto - fa parte del mio patrimonio artistico: a Faenza, dove mi sono formato, c’è una tradizione millenaria nella lavorazione di queste materie prime. Basti pensare che nel Rinascimento l’80% della popolazione lavorava la ceramica e la terracotta».
«Il ciclo concepito da Pompili - ha commentato Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea - costituisce un’originale interpretazione dei temi che convergono nella rappresentazione del supremo momento del sacrificio di Cristo, e che vanno dalla relazione fra gli uomini nella sofferenza, al rapporto fra il luogo d’origine e la direzione del viaggio terreno, o fra la dimensione storica e quella trascendente, motivi che sono allusi in raffigurazioni dal sapore semplice e primitiveggiante, da un lato, ma anche simbolico e articolato, dall’altro, nei diversi gesti, nelle sfumature, nei rapporti formali e figurativi indicati».
Due i particolari che caratterizzano questa Via Crucis: da una parte l’assenza dei volti e delle teste nelle quattordici stazioni, dall'altra l’utilizzo di un colore rosso vivo che accompagna tutti i bassorilievi. «La mancanza dei volti - ha spiegato il professor Tedeschi - costituisce un motivo espressivo chiaramente perseguito, forse per disindividualizzare la storia e renderla affine a quella di ogni uomo, nel passare dalla storia di un evento a verità universale o come ha osservato Luciano Manicardi, monaco di Bose, in una riflessione dedicata all’opera di Pompili e nelle cui parole l’artista s’identifica: «Se la violenza cancella i volti (e Pompili ci presenta un’umanità senza volto e senza testa), la compassione restituisce identità e volto all’uomo. I corpi senza volto e senza testa di Pompili ci rinviano al nostro volto, ci interpellano sui volti dei fratelli che incontriamo e diventano per noi una supplica, un’invocazione a essere misericordiosi, intelligenti, umani». Il rosso invece, come ha detto il professor Tedeschi, rappresenta il colore che accompagna e rivela la presenza di Cristo, la sua passione, attraverso il suo sangue, che è ovunque, fino a essere l'unica traccia nel contorno della testa, fissata nel velo della Veronica.
Rifacendosi a un linguaggio che richiama grandi esempi dell’arte del Novecento – da Sironi e Martini a Picasso e Melotti – lo scultore emiliano, ha continuato il docente di Storia d’arte contemporanea, con un’attività ormai pluridecennale e di respiro nazionale e internazionale, ha aperto con quest’opera un ambito espressivo che ha poi sviluppato in altri lavori e che sono stati oggetto di recenti mostre, come La memoria del sacro, organizzata in Palazzo Magnani a Reggio Emilia nel 2006, e le successive esposizioni personali retrospettive in Italia e all’estero.
La Via Crucis di Pompili sarà integrata dall’annuale itinerario d’arte sacra nei chiostri dell’Ateneo, una rassegna di opere di artisti contemporanei che commentano brani della Sacra Scrittura. Quest’anno la mostra, che prende il via ai primi di marzo, si ispira al libro dell’Apocalisse. Gli artisti coinvolti sono: Gabriella Benedini, Paolo Iacchetti, Lucia Pescador, Elio Ciol, Mario Raciti, Nicola Villa, Giovanni Frangi, Sergio Alberti, Erio Carnevali e Franco Mascolo.