«Il nostro sogno era quello di cambiare il mondo con i buoni libri»: così ha esordito Ernesto Ferrero, direttore del Salone del Libro di Torino e storico collaboratore della casa editrice Einaudi, per raccontare la sua esperienza nel mondo della produzione culturale italiana, lo scorso 24 novembre in largo Gemelli, ai numerosi studenti del corso di Istituzioni e Politiche culturali del professor Andrea Kerbaker.
Molto tempo è passato da quando l’«anarchia creativa» – come l’ha definita lo stesso Ferrero – che animava le storiche riunioni del mercoledì di casa Einaudi, e la collaborazione tra scrittori e intellettuali di altissimo livello permettevano di creare progetti editoriali e culturali di ampio respiro e a lungo termine. «Oggi, invece, si cercano risultati immediati perché manca una vera passione progettuale». Al di là del catastrofismo, è innegabile che gli interessi culturali del grande pubblico siano andati incontro a importanti trasformazioni, di cui chi esercita le cosiddette “professioni di cultura” non può non tenere conto. È proprio per riflettere su questo tema complesso e di estrema attualità che il professor Andrea Kerbaker ha offerto ai suoi studenti la possibilità di confrontarsi con testimoni d’eccezione che, a vario titolo e con diverse iniziative, si occupano di animare la vita culturale del nostro Paese organizzando festival, fiere e manifestazioni di molti generi: è nato così il ciclo di seminari dal titolo “Professioni di cultura”.
Ernesto Ferrero, parlando del Salone del Libro di Torino e tracciandone una storia dalle origini a oggi, ha sottolineato come la forza e il successo della proposta siano determinati dalla volontà di soddisfare contemporaneamente diverse esigenze del pubblico: oltre all’aspetto di mostra-mercato che permette anche ai piccoli editori di mettere bene in evidenza il loro catalogo e agli incontri di tipo professionale organizzati tra addetti ai lavori, c’è anche una componente festivaliera che include incontri con gli autori e convegni sui temi più diversi, oltre ad animazioni ed eventi dedicati esclusivamente a bambini e ragazzi.
È così che oggi la cultura, a diversi livelli e attraverso i temi più disparati, raggiunge il grande pubblico. Ne è prova il proliferare di festival, premi letterari, fiere, mostre – che non ha talora mancato di destare qualche perplessità – cui si assiste in Italia negli ultimi tempi: dal Festival della mente di Sarzana, all’ormai celebre Festivaletteratura di Mantova, giunto alla quindicesima edizione, fino al Festival della Scienza di Genova, sono ormai numerosissime le manifestazioni disseminate in tutta la penisola, che riscuotono spesso notevole successo. «Al di là delle polemiche sulla presunta mancanza di ricaduta culturale a lungo termine, o sulla dispersione di energie e risorse che una simile parcellizzazione determina, queste iniziative rappresentano comunque stimoli preziosi per la collettività» ha affermato il direttore del Salone del Libro, cui ha fatto eco il professor Kerbaker: «È ora di smettere di pensare che la cultura sia appannaggio di pochi eruditi. L’erudizione uccide la passione e, oggi più che mai, di passione c’è disperato bisogno. Perciò ben vengano tutti i festival e le fiere d’Italia».