«Non c’è momento storico dove la morte non sia presente. Perché è l’interfaccia della vita». In una società dominata dall’ossessione del bello e giovane a tutti i costi e dove anche invecchiare sta ormai diventando un tabù un dibattito sulla morte appare decisamente anacronistico. Ma non è così e le parole di Franco Cardini lo testimoniano. Professore ordinario di Storia medievale presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze, ex membro del CdA della Rai nonché pubblicista prolifico lo storico fiorentino mercoledì 9 febbraio è stato il protagonista del secondo appuntamento dei “Mercoledì di Vita e Pensiero” il ciclo di incontri promosso dall’omonima libreria. Tema del dibattito, sviluppato insieme a Danilo Zardin, docente di Storia moderna del nostro ateneo, “La vita e la morte nel Medioevo”, argomento già trattato da Cardini nel sesto numero del bimestrale “Vita & Pensiero”.
Come scrive Cardini nel suo articolo su V&P «nel Medioevo, uno dei secoli in assoluto più belli della nostra storia europea, la morte non faceva paura. Per questo, quando si abbatteva su qualcuno, veniva solennizzata e glorificata nella sua funzione d’istante in cui la mortalità scompare e al morente si dischiude, serena e magnifica, la prospettiva della Vita Eterna. Morte addomesticata e annullata: «Dov’è, o morte, la tua vittoria». Eppure, proprio per questo, amata: Laudato si’, mi Signore, per sora nostra morte corporale…».
Oggi non è più così e la morte è vissuta quasi come un tabù. Spiega Cardini: « Nella civiltà occidentale si è diffuso il concetto che morti e vivi devono stare separati perché nei morti c’è un qualcosa di altro da sé che va tenuto distante, controllato. C’è diffidenza se non addirittura ostilità, i morti sono percepiti quasi come soggetti malvagi. Il morto in casa non c’è più, magari è vicino ma viene comunque tenuto a debita distanza e lo si incontra, celebrandolo, solo un paio di volte l’anno».
Durante l’incontro Cardini ha poi ricordato il contributo sul tema di storici del calibro di Philippe Ariés, (autore del celebre “L'uomo e la morte dal medioevo a oggi”) Alberto Tenenti, Marc Bloch, Lucien Febvre e Federic Braudel, tutti esponenti della cosiddetta nouvelle histoire , la corrente francese che decise di affrontare la storia legandola all’antropologia culturale e alle scienze umane. «Sono consapevole di andare contro la mia stessa categoria – ha ammesso Cardini – ma va ricordato che sul tema sono stati riconosciuti ai medievisti meriti eccessivi perché è stata proprio questa corrente a scommettere su questo tema e affrontarlo in modo nuovo. I giovani purtroppo leggono questi testi in modo distaccato ed è un peccato perché si tratta di un approccio decisamente recente, parliamo di circa cinquant’anni fa, che andrebbe affrontato con più entusiasmo».
Il prossimo appuntamento con i “Mercoledì di Vita e Pensiero” è previsto per mercoledì 23 febbraio, sempre all’interno della libreria di largo Gemelli: Silvia Vegetti Finzi e Marie Simon daranno vita all’incontro “Figli di genitori separati: come dar loro la parola”. Interverranno Eugenia Scabini, Maria Teresa Maiocchi e Costanza Marzotto, curatrice del volume “I gruppi di parola per i figli di genitori separati” (Vita e Pensiero, 2010).