«Le opere nate per prendersi cura delle persone fragili, soprattutto se generate da carismi ecclesiali, oggi concorrono davvero a servire l'umano? Sono cioè opere che pongono al centro realisticamente la persona prima di ogni qualsiasi altro interesse?»
È la domanda che il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino ha posto ai partecipanti del seminario di studio, promosso il 29 aprile nell'Aula Brasca del Policlinico Gemelli dall'Ufficio Nazionale per la pastorale della Salute della Cei, dal titolo "Opere di nuovo umanesimo: a quali condizioni? Verso Firenze 2015".
«Oggi la società è priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali e impoverita sia a livello economiche che morale e culturale. Per questo dobbiamo vigilare e non lasciare soli le vittime della "cultura dello scarto" e dell'indifferenza. Come? Attraverso la fedeltà creativa al carisma fondazionale delle istituzioni di cura e la gestione trasparente e responsabile di quanti operano a servizio di persone fragili e spesso indigenti» ha affermato nel suo intervento monsignor Galantino, che ha indicato nella formazione integrale degli operatori il modo per garantire questa pratica.
«Come ricorda Papa Benedetto XVI - ha concluso il segretario della Cei - "la cura attenta e competente da sola non basta e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più: hanno bisogno di umanità, hanno bisogno dell'attenzione del cuore. Solo così la cura è davvero integrale e salva la persona da ogni punto di vista”».
Monsignor Galantino è stato introdotto dai saluti del rettore dell’ateneo Franco Anelli, dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori e del preside della facoltà di Medicina Rocco Bellantone.
La densa e stimolante giornata ha visto la numerosa partecipazione del personale accademico e sanitario dell'Universita' Cattolica e del Policlinico nonché la presenza e l’intervento di direttore generali, assistenti pastorali, operatori della sanità cattolica. Presente anche il Direttore generale dell’Agenzia sanitaria per i servizi sanitari regionali (Agenas), prof. Francesco Bevere che ha portato il saluto e il messaggio del Ministro della Salute on. Beatrice Lorenzin.
Don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, nel suo discorso ha puntato l'attenzione sulla crisi antropologica attuale e sulla crisi del concetto stesso di persona: «Dobbiamo promuovere quella che Papa Francesco ha definito non qualità di vita, ma "vita di qualità", fondata cioè sull'attenzione e la cura per le fasce più deboli e sull'allocazione etica delle risorse umane».
Francesco Agnoli, storico e giornalista, ha tracciato un interessante excursus storico sulla nascita e lo sviluppo degli ospedali, «punto d'incontro fra l'uomo e Dio e dimostrazione di quanto il Cristianesimo ha storicamente cambiato la vita dell'Europa e dell'umanità».
Mariella Enoc, presidente dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha centrato e stimolato l'attenzione dei presenti sulla vera domanda di oggi: «Qual è attualmente il nostro compito? Oggi il Ssn dà cure a tutti, ma le risorse stanno venendo meno. Dobbiamo dunque salvare le nostre opere se e quando conservano il carisma fondazionale delle nostre istituzioni, tenendo presente sempre e soprattutto le fasce più deboli e le persone più sole".
Il direttore del Policlinico Gemelli Enrico Zampedri ha avanzato quasi un vademecum per la sanità cattolica: «Guida sicura carismatica, alto livello medico scientifico, gestione manageriale efficace ed efficiente: è il giusto mix per continuare a svolgere il proprio ruolo specifico e insostituibile nell'ambito della sanità italiana». Zampedri ha anche delineato le trasformazioni in atto al Policlinico: «Il nostro punto di passaggio - ha concluso - è la creazione di un nuovo modello di gestione del Gemelli attraverso una Fondazione che vedrà la luce nei prossimi mesi».
Dopo i numerosi interventi di esponenti di istituzioni e responsabili di istituzioni di assistenza e cura cattoliche e del personale di Policlinico e Università, le conclusioni sono state affidate a monsignor Luigi Bressan, arcivescovo di Trento e presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e della salute. «Non esiste certo una Medicina e una Scienza cattolica - ha detto - ma diverso è e deve essere l'approccio. Nell'Anno Giubilare della Misericordia potremo ancor di più fare l'esperienza della cura e del servizio alle "periferie esistenziali": la fragilità della malattia è sicuramente una di queste».