Gli Stati Uniti, leader mondiale nella ricerca medica, dotato di straordinarie strutture diagnostico-terapeutiche, spende il doppio dei Paesi europei per proteggere a mala pena il 70% della popolazione e si caratterizza non solo per livelli bassi di efficienza ed efficacia, ma anche per una insoddisfacente qualità dell'assistenza e, quindi, della salute della popolazione. Questo evidenzia nel suo libro Giorgio Freddi, emerito dell'Università di Bologna, intitolato “L'anomalia americana. Perché è tanto difficile, se non impossibile, riformare la sanità statunitense”, edito da Vita e Pensiero, presentato martedì 30 ottobre alla Cattolica di Roma.
L’occasione è stata offerta dall'Open Evening dell'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems). Presente il ministro per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi, direttore dell'Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (Aseri). «Oggi nelle democrazie ricche d’Europa abbiamo forme di protezione universalistica e obbligatoria - ha spiegato Freddi. Opposta è invece la situazione in Usa dove il 15% della popolazione è fuori da ogni tipo di copertura assicurativa, mentre l’altro 15% è sotto assicurato e così o si vede negare le cure o a un certo punto le deve interrompere. Nel marzo di questo anno il 44% degli americani tra i 18 e i 65 anni erano non assicurati o sottoassicurati».
Non solo, il sistema sanitario in Usa è inefficiente, ma anche «inefficace e di bassa qualità – ha continuato Freddi. “Il tasso di mortalità infantile in America è del 7%, in Italia invece va dal 3 al 5%». Ma il problema della sanità americana è diventato drammatico anche dal punto di vista della sostenibilità ¬economica, oltre che sociale.
«Negli Usa abbiamo un sistema sanitario che assorbe tante risorse, più del 17% del Pil - ha sottolineato Americo Cicchetti, ordinario di Organizzazione aziendale della Cattolica e direttore dell'Altems -. Ma ciò che ci fa più pensare sono gli indicatori di efficacia. La speranza di vita in Usa è di 78,7 anni, in Italia è di 82». Tornando ai costi, la spesa pro capite in Usa è oltre il doppio della media italiana. Ma dove finiscono tutti questi soldi?
La vera anomalia del sistema Usa è allora sintetizzabile in una domanda: come mai questo capita nel Paese dove esistono le strutture diagnostiche più avanzate e dove si fa la migliore ricerca medica ? La ragione che il professor Freddi ha dimostrato nel suo libro risiede nella comparazione storica della medicina moderna in Europa e in America. L’American Medical Association, la più grande associazione di medici e studenti di medicina degli Stati Uniti, ha esercitato un controllo monopolistico sul sistema sanitario in USA con obiettivi esclusivamente monetari. Monopolio che ha resistito ai tentativi di intaccarlo portati avanti da vari Presidenti, ma per la prima volta sfidato veramente dal progetto di riforma di Obama, da lui stesso poi ridimensionato.