L2 è una sigla e come tale potrebbe voler dire poco. Ma se si svela l’acronimo che sta per lingua appresa in un secondo momento rispetto alla madrelingua o lingua materna, a sua volta chiamata in gergo tecnico L1, si capisce quali questioni richiami. Soprattutto in un momento storico in cui l’immigrazione straniera ha portato nella scuola italiana molti ragazzi che per prima lingua non hanno l’italiano. A questi temi è stato dedicato il 10 e l’11 marzo nella sede bresciana dell’Università Cattolica il convegno internazionale L’italiano L2 nella scuola secondaria di secondo grado, organizzato dal Centro di linguistica dell’ateneo (Cluc).
Il tema del convegno, di grande attualità, ha richiamato numerosi addetti ai lavori, dagli insegnanti ai formatori dei docenti agli studenti in formazione: un pubblico variegato che ha seguito con continuità, in aula Magna, le quattro sessioni di lavoro dedicate, nella prima giornata, agli aspetti legislativi e normativi nell’Unione Europea e alla formazione degli insegnanti e, nella seconda, agli inquadramenti teorici e alle linee di sviluppo didattico, con particolare attenzione anche alle esperienze sul campo e alle buone pratiche.
Fra i relatori diversi specialisti di rilievo nazionale e internazionale: Georges Lüdi, Arturo Tosi e Jörg Roche hanno fornito indicazioni e spunti in merito alla politica linguistico-educativa dei rispettivi Paesi di provenienza, utili per comprendere, anche comparativamente, la situazione italiana presentata dagli esperti dell’Ufficio scolastico regionale, rappresentato da Patrizia Capoferri, portavoce del direttore generale Giuseppe Colosio. Paolo Balboni, Bona Cambiaghi, Paola Desideri, Paola Giunchi, Carla Marello, Patrizia Mazzotta e Massimo Vedovelli, docenti di Didattica delle lingue moderne con incarichi di prestigio presso le loro Università, hanno animato una tavola rotonda, coordinata da Maria Teresa Zanola, presidente della consulta del Servizio linguistico di ateneo dell’Università Cattolica, mettendo a fuoco gli aspetti più significativi della formazione dei docenti di italiano L2 e di lingue in generale, in termini di eccellenze, regionali e nazionali, e di criticità.
La sessione più teorica ha visto invece intervenire esperti di Università diverse, lombarde e non solo, che hanno messo l’accento sul ruolo della lingua materna nell’acquisizione della L2 (Giuliano Bernini), sulle ricadute didattiche degli studi acquisizionali (Marina Chini), sulla certificazione dell’italiano per lo studio (Marco Mezzadri), come pure sulle ricadute dei documenti europei nella formazione dell’insegnante (Cristina Bosisio) e sulla didattica della testualità (Silvia Gilardoni).
Le relazioni della seconda giornata hanno permesso di concludere il convegno ponendo l’attenzione sulle pratiche didattiche più concrete, introdotte da una fotografia, proposta dalla Capoferri, sulla situazione attuale in merito alla presenza di alunni con cittadinanza non italiana in Lombardia: Erika Nardon-Schmid ha sottolineato l’utilità della poesia nell’educazione linguistica; Angela Plazzotta ha fornito spunti e proposte didattiche per la gestione dei testi scritti o a “elevata comprensibilità”, Silvia Bergonzi ha presentato comparativamente i sillabi più recenti per la didattica dell’italiano L2 nella scuola secondaria di secondo grado, mentre Monica Gozzini Turelli si è soffermata sugli strumenti multimediali per l’insegnamento della L2, in particolare su L’italiano in famiglia, un corso multimediale prodotto e promosso dall’Usr Lombardia. La testimonianza conclusiva di Arcangela Mastromarco ha sottolineato la necessità di gestire e accompagnare le scelte e i passaggi dalla scuola secondaria di primo a quella di secondo grado in modo coordinato, attento e competente, affinché le teorie e le pratiche promosse nelle due giornate possano dimostrarsi davvero utili ed efficaci.