Il maestro e l’allievo. Due personalità che hanno scritto pagine importanti della storia delle religioni. Ugo Bianchi (1922-1995), formatosi alla scuola di Raffaele Pettazzoni, e titolare della cattedra di Storia delle religioni presso le Università di Messina, Bologna e Roma, dal 1972-73 al 1990-91 ricoprì l’incarico di Storia delle religioni presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica. Ioan Petru Culianu (1950-1991), giovane studioso ed esule romeno, fu borsista e contrattista in Università Cattolica dal 1973 al 1976 e qui approfondì i suoi ampi interessi storico-religiosi, già maturati in Romania, sotto la guida di Ugo Bianchi, per poi insegnare presso le Università di Groninga e – da ultimo - di Chicago, dove incontrò una tragica morte il 21 maggio 1991.
Al rapporto tra i due illustri storici delle religioni, che in Università Cattolica vissero una stagione particolarmente feconda dei loro rispettivi cammini di vita e di studio, era dedicato il convegno promosso in largo Gemelli il 3 maggio dal Dipartimento di Scienze religiose. Nel suo saluto di apertura, il preside della facoltà di Lettere e Filosofia, Angelo Bianchi, ha ricordato come l’attivazione di un insegnamento di Storia delle religioni negli anni ’70 rientrasse all’interno del progetto culturale cui si ispirava il dipartimento, istituito nel 1969 quale «luogo di incontro e di dialogo tra il sapere umano e la rivelazione cristiana».
L’ampia relazione scientifica di Giulia Sfameni Gasparro, dell’Università di Messina, dal titolo “Temi e problemi del cristianesimo antico in prospettiva storico-religiosa: Ugo Bianchi e il metodo comparativo”, ha illustrato la lezione metodologica del maestro. «L’istanza fondamentale del percorso scientifico di Ugo Bianchi - ha ricordato la studiosa - è stata quella di comporre, in una prospettiva unitaria, le due direttrici della ricerca idiografia, attenta al “particolare” nella sua irriducibile specificità storica, e della costruzione di un vasto impianto comparativo, atto a mostrare analogie e differenze tra i diversi fenomeni e tra i loro rispettivi processi di formazione e di sviluppo”. Sulla base di questi fondamenti teorici, il magistero milanese di Ugo Bianchi ha fatto oggetto di indagine, oltre a temi relativi a diverse aree storico-culturali, dal mondo classico, con Grecia e Roma in primo piano, al mondo iranico fino alle culture etnologiche, anche temi e problemi della tradizione religiosa cristiana (come la tradizione dell’enkrateia, l’antropologia di Origene e dei Padri cappadoci, i temi di colpa e salvezza in ambiti della letteratura cristiana antica) solitamente ritenuti patrimonio specifico, se non esclusivo, di discipline “specializzate”, quali la storia del cristianesimo, la letteratura cristiana, l’esegesi biblica e la teologia.
Daniela Dumbrava, dell’Università di Iaşi, Romania, curatrice del carteggio tra Ioan Petru Culianu e Ugo Bianchi, ne ha illustrato la rilevanza quale fonte per la storiografia italiana della Storia delle religioni e, insieme, per la valutazione dell’influenza scientifica che il maestro ebbe sul giovane allievo rumeno, prima che, negli anni ’80 a Groninga e soprattutto, poi, a Chicago, progressivamente si allontanasse dalla metodologia storico-comparativa per sviluppare nuove prospettive epistemologiche debitrici di suggestioni cognitive e tali da condurre a una dissoluzione dell’ “oggetto religioso.
Roberto Scagno, dell’Università di Padova, nella relazione “Ioan Petru Culianu interprete di Mircea Eliade (1973-1978)”, ha illustrato l’evoluzione dei rapporti intercorsi tra Culianu ed Eliade, concentrandosi in particolare sulla corrispondenza tra i due e sulle diverse versioni che conobbe la monografia di Culianu su Eliade, pubblicata nel 1978.
Dario M. Cosi, docente all’Università di Bologna e alla Cattolica, nel suo intervento “Dall’entusiasmo al metodo: Culianu incontra Bianchi”, ha rivisitato aspetti scientifici del fecondo incontro tra il giovane esule rumeno e Bianchi, il “magister milanese, abbandonato ma non tradito” – come scrive Culianu nel 1982 ormai a Groninga – che ne seppe canalizzare “l’impeto giovanile in forme compatibili col rigore accademico occidentale”.
Giovanni Casadio, dell’Università di Salerno, ha affrontato una delle tematiche più rilevanti della riflessione scientifica di Bianchi come di Culianu (per quest’ultimo, I miti dei dualismi occidentali. Dai sistemi gnostici al mondo moderno, del 1989), vale a dire il dualismo religioso come specifica soluzione al problema dell’unde malum nelle religioni, illustrando le “correzioni” che Culianu apporta al modello bianchiano di dualismo.
A conclusione di una Giornata di studio che ha voluto essere soprattutto un momento di riflessione scientifica sulla storia delle religioni e il suo metodo, Maria Vittoria Cerutti, dell’Università Cattolica, è ritornata sulla lezione metodologica di Bianchi. Se lo studioso riconosceva la fecondità di una collaborazione tra storia delle religioni e teologia, sia fondamentale sia applicata, e dunque la rilevanza degli apporti da parte della storia delle religioni come disciplina storico-comparativa a questioni di ecumenismo, di dialogo con i non cristiani e di teologia delle religioni, dall’altro lato vedeva nel metodo storico-comparativo la via capace non solamente di raccogliere e descrivere materiali bruti - affidando l’esercizio ermeneutico ad approcci ulteriori – ma di comprendere quei complessi integrati e in divenire che sono le religioni in tutte le loro pieghe, i loro aspetti e contenuti. Tutto questo senza amputazioni, senza ‘ermeneutiche’ che vogliano dimostrare quello che in realtà si dà già per scontato e senza riduzioni operate a priori, vuoi ab intra, e dunque tali da ridurre il religioso a una sua componente o a un suo aspetto (ad esempio, il sentimento di dipendenza o la percezione del ‘sacro’), vuoi ab extra, ovvero tali da ridurre il religioso a ciò che non è religioso (per esempio, lo psichico o lo pscicopatologico o il culturale 'tout court').
Alle relazioni scientifiche hanno fatto seguito testimonianze di amici di Culianu, allora giovani ricercatori e ora docenti in diverse università italiane, che ne hanno ricordato la personalità poliedrica e schiva, l’amplissima cultura e l’inesausta sete di sapere.