Imparare a tessere relazioni sempre più autentiche e profonde, a partire da quella con il Trascendente, e rinnovare il senso del quotidiano servizio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico “A. Gemelli”. È questo l’obiettivo – ambizioso e necessario – che il Centro pastorale propone a tutto il personale docente e non docente della sede di Roma con il nuovo programma di incontri e formazione per l’anno accademico 2010-2011, intitolato appunto In principio la ‘Relazione’: camminiamo insieme nella Verità.
E l’apertura di questo percorso è stata affidata a un incontro speciale. Giovedì 27 gennaio, nella hall del Policlinico, don Angelo Auletta, assistente pastorale del personale, ha infatti invitato a parlare il rettore dell’Ateneo, Lorenzo Ornaghi, e il preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Rocco Bellantone, insieme con Antonio Cicchetti, già direttore amministrativo della Cattolica, e Rodolfo Proietti, ordinario di Anestesiologia. A loro è stato chiesto di ricordare alcune grandi figure, storiche per l’Università e non solo; ciò nella convinzione che – ha osservato don Auletta – «sono proprio tali figure che hanno promosso e costruito le relazioni più durature, grazie alle quali oggi siamo qui, con il dovere di rilanciarle a nostra volta verso il domani».
Il professor Ornaghi ha rivolto in particolare un grato pensiero a Francesco Vito, primo rettore dopo padre Gemelli, dal 1959 al 1965, confessando di averlo scelto sia per motivi autobiografici – «ero matricola nel 1967 e a Scienze politiche si studiava sul suo profetico volume L’economia al servizio dell’uomo» – sia per il valore straordinario del suo mandato per la sede di Roma, presso la cui Chiesa centrale tuttora riposa. Egli risultò infatti «decisivo nel portare a compimento, in quegli anni, il sogno del nostro Fondatore»; e ci riuscì essendo «tenace, gran lavoratore, lungimirante e appassionato, anche nei difficili momenti di solitudine a cui il governo dell’Ateneo non di rado lo ha esposto».
Dell’Acqua, Breda, Gambassi, Marini Bettolo, Sanna, Terranova, Romanini, Ancona, Ortona; e ancora Puglionisi, Castiglioni, Crucitti: una carrellata di nomi e di volti ha accompagnato le parole del professor Bellantone, che ha così reso omaggio ad alcuni fra i più significativi docenti della Facoltà e medici del Policlinico, «Maestri eccezionali che, pur scomparsi, continuano a vivere nel lavoro dei loro allievi».
Ad Antonio Cicchetti è invece spettato il compito di mettere in risalto il ruolo essenziale del personale non docente, « paragonabile ai fuochisti in una nave: non si vedono, ma consentono ai passeggeri – in questo caso, studenti e degenti – di giungere alla meta». Tratteggiando il profilo di Giancarlo Brasca, primo direttore amministrativo in Cattolica, ne ha sottolineato la qualità del lavoro, «senza chiasso e senza prediche», e la testimonianza genuina e discreta di vero credente.
Infine, il professor Proietti ha portato l’attenzione del pubblico in sala (presenti anche il nuovo direttore amministrativo, Marco Elefanti, e il direttore di sede, Giancarlo Furnari) – e di quanti dai reparti erano collegati grazie al circuito tv – su di «un paziente esemplare, che molto ha insegnato a noi, suoi stessi medici»: Giovanni Paolo II. Il suo magistero si è dispiegato anche nella malattia, manifestando responsabilità, rispetto e soprattutto un amore incondizionato. Quello stesso amore che lo spingeva ancora nel 2005 ad affacciarsi, pur fra dolorose complicazioni, dalla finestra del decimo piano per rispondere con il suo maestoso silenzio al saluto delle persone in attesa: «è sua l’eredità più grande, che ci sprona tutti a essere esempi di umanità e gratuità, per far sì che questo Policlinico rimanga per sempre il ‘Vaticano III’».
In un breve intervento conclusivo l’assistente ecclesiastico generale, mons. Sergio Lanza, ha espresso l’auspicio che il programma pastorale costituisca davvero un’occasione per recuperare e rivivificare «le motivazioni e lo stile migliore dell’appartenenza all’Ateneo dei cattolici italiani, impegnato a Roma nella cruciale missione di educare i giovani ad alleviare dalla sofferenza e consolare nell’infermità».