«New Worlds and a New Science: Sixteenth century maritime voyages and European science» è il tema della conferenza dello storico della scienza Henrique Leitão inserita nel ciclo delle “Viganò Lectures”, che ha avuto luogo il 5 marzo alla sede di Brescia dell’Università Cattolica.
Il professor Leitão, che insegna all’Università di Lisbona ed è tra i più affermati studiosi nell’ambito della ricerca internazionale storico-scientifica, ha più volte manifestato nel corso del suo intervento il proprio entusiasmo per il patrimonio della Biblioteca di Storia delle Scienze “Carlo Viganò”, una collezione di testi scientifici di tale rarità e qualità che ha pochi eguali al mondo.
L’attenzione del professore si è rivolta anzitutto all’esposizione dei viaggi marittimi compiuti dalle flotte spagnole e portoghesi nel XV e XVI secolo; ci si è soffermati sul viaggio di Ferdinando Magellano, colui che per primo compì la circumnavigazione del globo terrestre. Quest’anno si celebra il cinquecentesimo anniversario di quella storica impresa partita da Siviglia il 10 agosto 1519, nel corso della quale si scoprì il collegamento tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico. Fu fortuna o follia riuscire a compiere al primo tentativo l’epica traversata? Probabilmente l’una e l’altra, ma quel che è certo è che il progetto sarebbe fallito se a monte non vi fosse stata una scrupolosa preparazione logistica e tecnica durata ben due anni.
Questi viaggi portarono anche a straordinarie scoperte scientifiche. La cartografia migliorò soprattutto grazie allo studio dei venti: durante i viaggi per la circumnavigazione dell’Africa fu necessario infatti analizzare e comprendere in modo più accurato le leggi che sottendono allo spirare dei venti. Si cominciarono ad utilizzare strumenti di misurazione del tempo e dello spazio più efficienti per poter affrontare una navigazione che – per la vastità degli spazi – era completamente diversa da quella che per secoli si era effettuata nel Mediterraneo, un mare chiuso ove le coste sono quasi ovunque visibili.
Indispensabile fu l’impiego dell’astrolabio nautico che, connesso a una dimensione visiva risultava più semplice ed immediato rispetto all’astrolabio arabo e quindi più facilmente utilizzabile da equipaggi composti per lo più da marinai spesso analfabeti.
Tale progresso tecnologico teso alla semplificazione di strumentazioni complesse ebbe inoltre una rilevante influenza in ambito sociale in quanto contribuì ad elevare il livello culturale medio della popolazione.
Un’ulteriore fondamentale scoperta fu la definizione dello scarto presente tra il polo nord magnetico e quello geografico. È acquisizione recente che la prima mappa isogona – con il disegno delle linee di identica inclinazione magnetica – fu redatta già nel 1585 da parte di Luìs Teixeira, cartografo portoghese. Da rilevare infine come tutte queste esplorazioni di mondi fino ad allora sconosciuti vennero diffuse da cronisti – spesso italiani – che compirono accurati resoconti di viaggio, il più celebre dei quali fu senz’altro “La relazione del primo viaggio attorno al mondo” del vicentino Antonio Pigafetta.