Scrittore, sacerdote, maestro di meditazione. È Pablo d’Ors, autore di un libro da oltre centomila copie, Biografia del silenzio (Vita e Pensiero), e magnifico affabulatore, come ha dimostrato lo scorso 15 dicembre nel corso del nono evento sulla Bellezza, organizzato da Educatt. Introdotto da Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore dell'Università Cattolica e Presidente Educatt, da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica, e da Giovanni Gasparini, cordinatore del Progetto Educare/Educarsi alla Bellezza, Pablo non ha dato vita a un incontro canonico ma a un vero e proprio avvicinamento alla dimensione del silenzio.
Partendo dall’assunto che la meditazione è uno specchio per conoscersi e amarsi, e quindi per amare gli altri, un viatico perché la realtà entri dentro di noi nei giusti spazi, senza avvolgerci nel caos e nella cancellazione, Pablo ha fatto capire che nella nostra società profondamente divisiva solo il cammino del silenzio può unire. Perché è solo il silenzio che può far conoscere noi stessi a noi stessi e quindi farci conoscere l’altro da sé.
Il mondo di Pablo è composito. Cita Simone Weil, Gandhi e Charles de Foucauld come maestri spirituali, nelle sue parole si rintracciano perfino echi di Persuasione e Rettorica di Carlo Michelstaedter, il filosofo goriziano morto suicida poco più che ventenne, quando Pablo dice che «l'unica differenza tra le persone è quella tra i vivi e i morti, tra i presenti e i mancanti, tra chi è convinto ed esiste e chi no», ma soprattutto è nell’insegnamento della tradizione mistica occidentale che Pablo ricerca la via della meditazione, come nelle tre vie di Santa Teresa d’Àvila: la purgativa, che corrisponde all’assenza di ego; la illuminativa, l’illuminazione della bellezza del mondo; e la unitiva, la capacità di essere uniti nel mondo.
Ma Pablo non è solo filosofia. «È carne, è pratica». Ecco allora le tre attenzioni fondamentali per la meditazione: alla respirazione, al corpo, alla parola. Respirazione, perché meditare è respirare consciamente, essere nella percezione e non nella riflessione, nel ricevere e nel dare; attenzione al corpo, perché determinante è la coscienza corporale come cammino dell’interiorità, il sentirsi, il non perdersi; e infine la parola, il mantra che permette di assurgere alla concentrazione assoluta.
Tutto questo, unito alla costanza e alla capacità di meditare ogni giorno per almeno venti minuti, può portare alla scoperta del mondo. E quindi di Dio. E questo non è poco, perché, come dice Pablo, solo chi scopre il mondo ama Dio. E il solo criterio per capire chi ama davvero Dio è capire se ama il mondo. Non nelle parole vuote e piene di rumore di ogni giorno, ma nel silenzio.