Ha scalato il settore “Top Italian Scientists” del ranking internazionale Via Academy. Giuseppe Riva, ordinario di Psicologia della comunicazione e Psicologia e nuove tecnologie della comunicazione nell’ateneo di largo Gemelli, è risultato primo tra gli italiani nell’area psicologica.
Gli abbiamo chiesto quali sono gli ingredienti vincenti per fare ricerca con forte “impatto”. «Un elemento fondamentale - dice Riva - è avere sempre presenti gli aspetti concreti e pratici della ricerca che spesso è astratta e basata su studi teorici. Un altro punto importantissimo da considerare è la capacità di cercare gli enti finanziatori della ricerca. Se c’è una ricaduta sociale dello studio, i finanziatori saranno più disponibili a erogare fondi. In ogni caso un giovane ricercatore sa di non poter contare solo sui fondi della propria università e deve quindi imparare a rivolgersi a enti e istituzioni come i ministeri di competenza o l’Unione Europea per avere la garanzia di poter non solo avviare ma anche realizzare tutta l’indagine».
Nel campo della psicologia qual è il valore aggiunto della tecnologia? «La tecnologia è molto utile ma occorre saperla affrontare. Nel nostro settore esistono social network specifici come Research gate e Academia che rendono visibili le pubblicazioni del ricercatore. Un ottimo canale per farsi conoscere e per avere una vetrina di studiosi e ricerche utile per capire se il tema che si vuole approfondire è già stato trattato a livello internazionale e sotto quali aspetti. Un altro social interessante è Google scholar che si usa per verificare il numero di pubblicazioni e quello di citazioni del proprio studio. In questo modo si monitorano anche il who, il where e il when e quindi l’impatto complessivo della propria ricerca».
C’è qualche altro indicatore importante? «Si, andare all’estero è di primaria importanza, soprattutto per chi si occupa dell’utilizzo e dell’impatto delle nuove tecnologie nel proprio ambito di studio. E infine avere spirito di collaborazione con il proprio team è un altro ingrediente da non dimenticare».
Veniamo ora al Suo successo personale. Lei si è posizionato al primo posto di Top italian scientists tra gli psicologi a livello nazionale. Cosa ha fatto la differenza tra Lei e gli altri ricercatori? «In primis direi il vantaggio della formazione interdisciplinare. Mi sono laureato in Cattolica in Scienze politiche, poi in Filosofia e infine in Psicologia. La conoscenza di questi tre mondi mi consente di affrontare le tematiche di cui mi occupo in modo trasversale. Inoltre ho lavorato molto all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, e sono entrato a far parte della comunità scientifica internazionale. Inoltre molta visibilità mi è garantita dalla presidenza dell’International Association of CyberPsychology, Training, and Rehabilitation e dalla rivista scientifica internazionale Cyberpsychology, Behavior and Social Networking di cui sono caporedattore».
Al centro delle Sue ricerche ci sono sempre le nuove tecnologie, con quale particolarità? «In effetti pur avendo un focus particolare sulla tecnologia, ho sviluppato diversi aspetti, come curare nei dettagli gli aspetti ergonomici, l’efficacia, l’impatto sui processi sociali e cognitivi. I miei studi si sono concentrati sull’utilizzo della tecnologia positiva, utile non tanto per curare una patologia, quanto piuttosto per aiutare le persone a ridurre lo stress, potenziare il proprio benessere, la creatività e la capacità di problem solving. Questa è anche la mission della laurea magistrale in “Psicologia per il benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva” che l’Università Cattolica propone specificamente per chi desideri operare da psicologo nell’area ora coperta solo da figure quali coach e counsellor».
In due battute un esempio di tecnologia utile a superare lo stress? «La app “nonhopaura” (www.nonhopaura.com) per i maturandi e per gli universitari aiuta a gestire l’ansia e a concentrarsi positivamente, attraverso esercizi facilmente praticabili solo con l’uso dello smartphone”.