di Matteo Bruzzese e Francesco Bruno
Dimmi che bebè sei e ti dirò che adulto diventerai. Non è per evocare conclusioni deterministiche, ma l’affermazione di un legame tra le esperienze dei primi anni e le qualità sviluppate da grandi trova evidenze scientifiche nel filone di studi dedicati all’importanza che lo sviluppo del capitale umano ha nelle prime fasi di vita di una persona.
Anche l’economia in collaborazione con la psicologia da alcuni anni studia questo rapporto: che relazione c’è tra l’investimento economico e quello che intendiamo per capitale umano, cioè l’insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali sviluppate a partire dalle prime fasi di vita della persona? A rispondere a questa domanda ha dedicato i suoi studi Orazio Attanasio, uno dei principali esperti del settore, Head of Department of Economics all’University College di Londra e ricercatore presso l’Institute for Fiscal Studies, che ha partecipato il 15 dicembre in Università Cattolica al seminario dal titolo “Promozione delle competenze genitoriali: impatto economico e sviluppo precoce del bambino”.
Quali sono i fattori più importanti del capitale umano e come interagiscono tra loro o con eventuali interventi esterni? «In ambito economico ci sono state due realizzazioni importanti negli studi su questo tema. La prima: si è cominciato a intendere il capitale umano in modo multidimensionale, non solo dal punto di vista cognitivo, ma anche sotto altri aspetti, utili nel mondo del lavoro, come la capacità di concentrazione, di interagire con altre persone e di lavorare all’interno di un team».
E la seconda? «È l’attenzione verso il processo di formazione del bambino. Innanzitutto si è capito che comincia molto presto, anche durante la gravidanza, e che è influenzato da diversi fattori, incidenti sulla crescita».
Quanto sono importanti le prime esperienze del bambino nel processo di formazione del capitale umano? «Ci sono stati molti studi empirici che hanno messo in relazione eventi dei primissimi mesi di vita con effetti di lungo periodo. È sempre più evidente che questa memoria molto lunga sia importante nel processo di formazione del capitale umano».
Che influenza hanno i genitori sullo sviluppo del bambino? «I genitori hanno un ruolo molto importante. C’è un legame fondamentale che è quello genetico. Poi subentra un altro fattore: la percezione da parte del bambino degli stimoli dei genitori e dell’ambiente circostante. Alcune esperienze quotidiane del bambino, come il momento dell’allattamento, sono fondamentali per la sua formazione. Alcuni studi recenti hanno anche esaminato i processi di trasformazione del cervello durante gli anni dell’adolescenza: anche questo periodo della vita è fondamentale nello sviluppo dell’individuo. Quello che più mi colpisce, e su cui ci si dovrebbe concentrare, è la mancanza di informazioni su questi aspetti. È come se ci fossero tanti pezzi di un puzzle, ma mancassero i legami per unirli».
Quanto influisce nascere in un Paese piuttosto che in un altro? «In condizioni estreme, come avviene per esempio in alcuni Paesi del sudest asiatico o in Africa, dove i bambini sono soggetti a malnutrizione o a vari tipi di malattie, l’effetto di questi problemi può essere devastante fin dal principio. A parte questi casi estremi, se si parla di stimoli, il discorso è simile a quello fatto sui genitori. Gli stimoli sono fondamentali per il bambino e se quest’ultimo è all’interno di un ambiente difficile, come capita anche in famiglie di Paesi industrializzati, la sua formazione ne è fortemente condizionata».
È possibile costruire dei modelli teorici in grado di rappresentare universalmente le variabili che influenzano il processo di formazione del capitale umano? «Bisogna chiedersi qual è il ruolo dei diversi modelli prodotti. Il capitale umano è formato da molti aspetti logici relativamente astratti, che non necessariamente corrispondono a fattori concreti che si possono osservare. La costruzione di un modello teorico può consentire il riassunto di disparate misure adottabili e la connessione di quelle osservate a dei costrutti logici. Un modello teorico può inoltre indicare un comportamento agli attori rilevanti, come i genitori. In questo modo si cerca di capire qual è l’effetto che possono avere i genitori stessi sul bambino. Resta indubbiamente la specificità di ogni situazione».
È stato dimostrato come il capitale umano sia un investimento in un bene che produce rendimento per un Paese. Quanto è stato fatto in questa direzione e quanto c’è ancora da fare? «In Inghilterra e negli Stati Uniti ci sono studi nuovi, tentativi di introdurre a poco a poco delle iniziative che tengano conto di queste intuizioni. Al momento restano ancora tali. Gli studi pubblicati che riguardano questi argomenti sono al momento quattro o cinque, e usano generalmente campioni molto piccoli, capaci di osservare effetti rilevanti ma non ancora in grado di garantire un’evidenza empirica».